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1982: “Arcolesi” in Tivù, bufera al Gran Carnevale

Come si chiamano gli abitanti di Arco? Risposta: “Arcolesi!”. Fu nel Carnevale del 1982 che scoppiò il caso. La patente di “Arcolesi”, lanciata in tivù e proposta a tutta Italia, scatenò l’indignata reazione di buona parte della comunità di Arco, di gente comune, e di politici e, ovviamente, dei responsabili del Gran Carnevale arcense nel contesto del quale avvenne il “fattaccio”.
Va premesso, per amor di giustizia, che i veri titolari di “Arcolesi” sono, in prospettiva di serietà civica, i cittadini di Arcole in provincia di Verona. Ma nel nostro caso le battute a raffica, in diretta Tivù, dell’inviato “speciale” Orlando Portento che volevano essere strepitosamente spiritose, a quanti assistevano al programma televisivo “Blitz” di Gianni Minà, non potevano che suonare offensive, se non proprio denigratorie. Ed essere definiti per una buona mezz’ora “Arcolesi” nel chiaro senso di fuori di testa, per presunti guasti nel cervello, non fu per nulla un tollerabile scherzo di Carnevale.
Successe questo. I responsabili del Gran Carnevale di Arco avevano conquistato un paio di dirette tivù nel programma della domenica pomeriggio “Blitz” che Gianni Minà conduceva su Rai Due con Milly Carlucci. Venivano intervallati collegamenti con i campi di calcio per le partite con altri ad eventi di spessore nazionale, come, appunto, il mitico Gran Carnevale di Arco. Sul palco arcense a commentare la sfilata dei carri finisce un uomo di spettacolo quotato, ma difficilmente controllabile. Orlando Portento è, infatti, un cabarettista noto per le sue provocazioni, poi dette “cammellate”…
Così Minà da studio: “Dove sei Portento e chi sono le maschere?”. E il lanciato Portento con a fianco autorità in grande spolvero sul palco: “Sono ad Arco, dove vivono gli Arcolesi!”. Fatta la frittata. Poi, avanti con questi “Arcolesi” spiegando, bontà sua, che una volta Arco era famosa per le Case di Cura e dunque… le lesioni cittadine avevano una ragione scientifica e medica. Oh! da morir dal piangere! E vai con i collegamenti, avanti a tutta birra con la genialata. Le avvisaglie che quel portento di Portento aveva toppato di brutto si ebbero subito. E finimondo fu. Telefonate di fuoco a Trento, a Roma, alla Rai. Il giorno dopo i giornali locali diedero conto della pazzia, si invocarono le teste (tagliate) di Portento e di Minà. Il Consiglio comunale di Arco stigmatizzò, il sindaco Selenio Ioppi e il presidente del Carnevale Albino Marchi chiesero che l’onta venisse lavata. Il Portento passò brutti momenti e forse fu sospeso, ma ormai l’onda assassina era lanciata. A “Blitz” sembravano tutti impazziti. Finché… nel 1984 Leopoldo Mastelloni in collegamento da “Bussola domani” sciorinò un rosario di bestemmie culminate in un bestemmione che spaccò i video. La Rai affondò il programma, mandò a casa Mastelloni e anche Portento (che poi avrebbe continuato altrove la vivace carriera) finì giustiziato.
“Ecco – si disse ad Arco – finalmente giustizia”. A Riva si fingeva condivisione, ma si rideva malignamente della disavventura televisiva dei cugini arcensi. “Pesatèri dannati!” ringhiavano quelli di Arco. E si diede per certo il fatto che era stato uno di Riva, che pur contava, che aveva suggerito al Portento l’infausta battuta.
Vittorio Colombo

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