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Bambino di un anno in arresto cardiaco: «Così lo abbiamo salvato in mezzo al traffico di Napoli»

di Gennaro Scala

La «scorta» in ospedale di due carabinieri, che hanno quattro e cinque figli: «Siamo rimasti in ospedale finché non si è ripreso». Il padre: «Come angeli»

Napoli – «Questo è un Natale che è incominciato in anticipo, un Natale di rinascita, nel vero senso della parola». Sono le parole di Mario, papà di Francesco, un bimbo di poco più di un anno salvato dal provvidenziale intervento dei carabinieri e dal lavoro dell’équipe medica dell’ospedale Villa Betania di Napoli.

L’intervento

Erano circa le 18 di mercoledì in via Chiaromonte, nel quartiere Barra. Una pattuglia dell’Arma ha notato un’auto che aveva una gran fretta e chi era alla guida suonava il clacson con insistenza per farsi largo nel traffico. Ai carabinieri è bastato affacciarsi dall’abitacolo per capire che non c’era un minuto da perdere. Nell’auto il piccolo era tra le braccia tremanti della madre, Mariarca, avvolto in una coperta. Alla guida c’era la mamma di lei, nonna del bambino. La donna cullava il figlio piangendo, gli diceva di resistere, di aprire gli occhi, ma lui non rispondeva. Era in arresto cardiaco. Con sirena e lampeggianti i carabinieri si sono piazzati di fronte all’auto della famiglia, spesso sporgendosi dall’abitacolo per invitare gli altri automobilisti a spostarsi. E sono così riusciti a farsi largo nel traffico: è stata un’impresa, soprattutto a quell’ora, fino a raggiungere l’ospedale più vicino.

In ospedale

Una corsa contro il tempo. Solo grazie alla pattuglia dei militari i genitori sono riusciti ad affidare Francesco ai sanitari del pronto soccorso e, davanti ai loro occhi, quel piccolo corpicino è stato intubato mentre i medici gli praticavano un massaggio cardiaco. Le manovre di rianimazione hanno funzionato, un pianto dirompente ha infranto il silenzio che avvolgeva la stanza. Per i medici il tempo è stato determinante: «Un minuto in più e sarebbe morto».

I due «angeli»

«Imbattersi in quei carabinieri è stato come incrociare due angeli», spiega il papà Mario, che era al lavoro al momento dell’emergenza. «Nella sfortuna, per quello che è capitato a mio figlio, siamo stati fortunati a trovare loro e il personale dell’ospedale. Non ho parole per ringraziarli per quello che hanno fatto per noi». Quei due «angeli» in uniforme hanno un nome. Sono il brigadiere capo Mauro Postiglione e l’appuntato scelto Vincenzo Di Gennaro: il primo ha cinque figli, il secondo ne ha quattro. Si sono mossi da militari, tagliando in due il traffico di Napoli, con decisione, ma con la partecipazione umana di due papà. «Siamo rimasti lì in ospedale fino a che il piccolo non si è ripreso», racconta il brigadiere. «A me scendevano le lacrime, ma ero freddo. Erano due sentimenti che si contrapponevano. C’era la fermezza dettata dal fatto di essere in divisa, di essere un carabiniere, con la necessità di mantenere un contegno. Dall’altra parte c’era il fatto di essere un padre, con la speranza che un bambino così piccolo ce la potesse fare».

Corsa contro il tempo

«È stata una corsa contro il tempo», aggiunge l’appuntato. «Ci siamo immedesimati come se fosse nostro figlio a stare male e il mio ultimo ha la stessa età. Appena ci siamo resi conto della situazione, non ci abbiamo pensato due volte per raggiungere quanto prima l’ospedale e poi affidarlo ai sanitari che sono stati eccezionali. Abbiamo vissuto quelle emozioni insieme ai medici sperando, quanto prima, di vederlo di nuovo piangere e reagire. Quando è accaduto siamo stati noi a scoppiare in un pianto a dirotto, come bambini. Sono emozioni che ti segnano la vita». Francesco, dopo essere stato stabilizzato, è stato trasferito all’ospedale pediatrico Santobono. Sarà sottoposto ad altri accertamenti, ma sta meglio. La madre è lì con lui, mentre il padre si sta occupando dell’altro figlio che ha solo cinque anni. Una brutta storia che ha avuto un lieto fine, perché i miracoli, a volte, accadono.

9 dicembre 2022 (modifica il 9 dicembre 2022 | 07:52)

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