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Un'alzata di spalle | Il Caffè di Massimo Gramellini

di Massimo Gramellini

Anche i garantisti del Polo Nordio saranno rimasti stupefatti nell’apprendere che il Genoa non ha preso alcun provvedimento nei confronti del calciatore Manolo Portanova, appena condannato a sei anni di carcere per stupro di gruppo ai danni di una ragazza di Siena. Portanova potrà continuare ad allenarsi, ad andare in ritiro e a giocare come se niente fosse. La società che gli passa lo stipendio si appella alla presunzione di innocenza, che fino alla sentenza definitiva impone di considerare immacolato anche un condannato. Il ragionamento non farebbe una grinza, se non fosse che, accanto alla legge, esiste la consuetudine. Ed è consuetudine che in certe situazioni subentri il senso di opportunità. Che cosa potrà accadere dalla prossima partita, quando un calciatore riconosciuto colpevole in primo grado di un reato particolarmente odioso scenderà in campo davanti a migliaia di spettatori e telefoni sguainati? Com’è possibile che nessuno si sia posto il problema, oltre che della reazione della vittima, degli effetti di una bordata di fischi o di uno scroscio di applausi e persino di un silenzio dettato dall’indifferenza? La cautela avrebbe suggerito di sospendere Portanova: una forma di rispetto per la ragazza coinvolta e di protezione del condannato in attesa dell’Appello, utile a coprire l’imbarazzo con una verniciata di decoro. Invece vale tutto, forse perché nulla sembra più valere qualcosa, a parte un’alzata di spalle.

8 dicembre 2022 (modifica il 8 dicembre 2022 | 08:41)

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