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Niente Santa Lucia per i veronesi questo 13 dicembre

Niente Santa Lucia per i veronesi quest’anno, e non è questione di cattiva condotta, perché il 13 dicembre non sarà neanche carbone. L’affresco di Giovanni Badile (1379-1451), che a Santa Maria della Scala ritrae la martire siracusana insieme al Cristo e a Santa Caterina, resterà infatti inaccessibile, perché dal 31 gennaio 2022 la chiesa è chiusa. Non è dato sapere se e quando sarà riaperta ai veronesi e ai turisti.

Giovanni Badile, Santa Maria della Scala, Verona

Giovanni Badile, affreschi con Santa Lucia, Cristo nel sepolcro e Santa Caterina venuti alla luce nel 1999

C’è però una novità nelle impercettibili vicende della chiesa donata 700 anni fa da Cangrande della Scala ai Servi di Maria. Il luogo di culto, a differenza di quel che si vociferava a inizio anno, non è stato venduto. Lo assicura la Diocesi, lo conferma l’ordine dei Serviti, che formalmente ne è ancora il proprietario.

«I frati hanno dovuto abbandonare il convento a causa di alcuni lavori di ristrutturazione necessari. Perciò – racconta padre Sergio Pachera, referente dei Servi di Maria di Verona – senza nessuno ad officiarla, anche la chiesa è stata chiusa. Ci auguriamo di spalancare di nuovo i portoni quanto prima, non appena sarà disponibile l’alloggio».

Parole confortanti per i numerosi fedeli e appassionati d’arte e cultura che frequentavano Santa Maria della Scala. Se non fosse che anche il divino, di fronte alle «solite lungaggini burocratiche», si trova costretto ad alzare le mani. «I lavori devono ancora cominciare» rivela padre Pachera.

Così la città scaligera snobba Santa Lucia, ma non solo. A sottolinearlo è Gian Maria Varanini, docente di storia medievale all’Università di Verona e autore di un contributo per il volume Santa Maria della Scala: la grande “fabrica” dei Servi di Maria in Verona di Arturo Sandrini: «Ci sono varie opere significative del tardo medioevo all’interno dell’edificio, tra le quali spicca la cappella Guantieri, quasi del tutto affrescata dal Badile. Oltre a questo, vista la sua storia plurisecolare, la chiesa rappresenta un pezzo di memoria pulsante della città, che sta andando a perdersi forse in maniera definitiva».

Santa Maria della Scala, bombardamento 1945, Verona

Due frati Servi di Maria tra le macerie della chiesa di Santa Maria della Scala dopo il bombardamento del 4 gennaio 1945

Chi può allora salvare questo patrimonio, sopravvissuto, grazie a un massiccio intervento di restauro, anche ai bombardamenti della seconda guerra mondiale? Per ora non il Comune, come spiega l’assessora alla cCultura e al Turismo Marta Ugolini: «Al momento stiamo lavorando su altre problematiche. In ogni caso, appartenendo il complesso a terzi, abbiamo poca voce in capitolo: sarebbe necessaria qualche forma di accordo».

E nemmeno la Diocesi, con cui – ammette padre Pachera – i Servi di Maria dialogano costantemente per sciogliere il nodo dell’inaccessibilità della chiesa, senza approdare a risultati concreti. In effetti, non si può costringere un priore a dormire sul campanile.

Paola Tessitore

Paola Tessitore

«L’unica soluzione percorribile è affidarla a organizzazioni come Verona Minor Hierusalem, che, attraverso il lavoro volontario, riesce a tenere aperte le chiese» sostiene Varanini. Ma è proprio Paola Tessitore, direttrice della fondazione, a smorzare possibili entusiasmi sul nascere: «Molto difficile che Santa Maria della Scala ci venga data in gestione: è troppo decentrata rispetto ai tre itinerari che valorizziamo. Infatti non ci è mai stata proposta».

Dunque, anche se la notte in cui tutti bambini la attendono è alle porte, prosegue la misteriosa reclusione di Santa Lucia. E chissà ancora per quanto. Una pena ingiusta, come quella di rinchiuderla al buio senza preavviso e per un tempo così indefinito, pare un eccesso di prudenza. Una manciata di cenere negli occhi non ha mai ucciso nessuno.

Gregorio Maroso

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