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“L'Italia riduce in schiavitù i cubani”. La folle denuncia della Ong – Paolo Manzo

Il Washington Post accampa scuse ridicole (“errori di editing”) sull’editoriale che ha dato del razzista all’Argentina di Messi

Il Washington Post, che per la cronaca oggi attacca la Dea (la sola che negli Usa fa qualcosa per combattere il dramma del fentanyl che sta seccando una generazione di americani), è stato costretto a correggere un pezzo che citava erroneamente il numero di neri che vivono in Argentina in un articolo che dava dei razzisti a Messi e compagni per non avere giocatori neri in squadra. L’editorialista Erika Denise Edwards ha criticato l’Argentina per quello che lei sostiene sia stato uno “sbiancamento” del paese intrapreso all’inizio del 1800. La Edwards, professore associato di storia latinoamericana presso l’Università del Texas a El Paso, si è lamentata del mix razziale dell’Argentina nella sua nazionale di calcio ai Mondiali, affermando che la squadra è in “netto contrasto” con il mix razziale che va per la maggiore in altri paesi del sudamericani.

L’autrice ha affermato che l’Argentina non era una “nazione bianca” più di cento anni fa, ma è diventata più bianca a causa della sua “storia più lunga di cancellazione nera”. Dopo l’indipendenza dell’Argentina nel 1818, il paese iniziò a importare molti europei – sostiene la Edwards – per portare il paese “più vicino all’Europa”. Il risultato, ha scritto, sarebbe che oggi solo l’uno per cento della popolazione argentina è nera. Ieri, però, il giornale ha emesso una correzione, affermando che il numero è in realtà “molto inferiore all’1%” ed adducendo “un errore di editing”.

Nicaragua: arrestati due giornalisti cattolici

Due giornalisti cattolici che collaborano con la diocesi nicaraguense di Matagalpa sono stati arrestati ieri sera dal regime. Gli arrestati sono Manuel Antonio Obando Cortedano, capo dei media della diocesi di Matagalpa, e Wilberto Artola, giornalista del canale digitale tv Merced, della stessa diocesi, diretta dal vescovo Rolando Alvarez, detenuto dallo scorso agosto a Managua.

L’Ong Prisoners Defenders denuncia all’Onu e alla Corte Penale Internazionale l’Italia, il Qatar e il Messico per tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù dei medici cubani

Nel suo ultimo rapporto, la Ong ha indicato che “la posizione attiva dei governi della Regione Calabria (Italia), Qatar e Messico nell’appaltare contingenti di operatori sanitari in condizioni di schiavitù al governo è passibile di accusa formale di questi governi presso Nazioni Unite e la Corte penale internazionale per tratta di persone, schiavitù, persecuzione e altri atti disumani, crimini contro l’umanità rappresentati dallo Statuto di Roma nel suo articolo 7”.

L’Ong ha dichiarato di aver inviato alle Nazioni Unite e alla Corte Penale Internazionale un ampliamento della denuncia, già depositata alla Corte Penale Internazionale, “aggiungendo la partecipazione di questi tre Paesi al regime di schiavitù che è già stato ampiamente denunciato da centinaia di medici cubani davanti a queste ed altre organizzazioni, molte delle quali hanno accolto questa denuncia e condannato i fatti”.

Perù in fiamme: almeno 7 morti, 120 poliziotti feriti, Machu Picchu chiude, attaccati a Lima Canal N, América Televisión e Panamericana Televisión e chiuse le scuole

Tutto questo e altro a causa delle violente proteste dei supporter del dittatore mancato marxista mentre incredibilmente ieri Colombia, Messico, Argentina e Bolivia hanno sostenuto in un comunicato dipingendolo come una vittima Castillo e non riconoscono Dina Boluarte come legittima presidente del Perù. I sindacati agrari e le organizzazioni contadine e indigene hanno annunciato uno “sciopero a tempo indeterminato” in diverse regioni del Perù a partire da oggi, chiedendo la chiusura del Parlamento, elezioni anticipate e una nuova Costituzione marxista, secondo una dichiarazione del Fronte comunista agrario e rurale del Perù.

Le vittime nel Dipartimento di Apurímac e ad Arequipa. Tra i morti due minorenni, di 15 e 16 anni, oltre a un centinaio di feriti tra i civili e 119 poliziotti. Tra loro, uno è in coma mentre sei poliziotti sono stati rapiti. Perù in fiamme per il destituito Pedro Castillo: le proteste lasciano 7 morti e 119 poliziotti feriti. Il governo ha precisato che lo stato di emergenza durerà 60 giorni. Intanto, ringalluzzito dall’appoggio di Colombia, Messico, Argentina e Bolivia Castillo dice di essere ancora presidente del Perù e definisce la Boluarte una “usurpatrice”.

Paolo Manzo, 14 dicembre 2022

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