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L’alt dei carabinieri e la fuga in auto: lo schianto a 110 all’ora ad Alessandria e i tre giovani morti

di Andrea Pasqualetto

A bordo sette amici. Il guidatore arrestato. La tragedia a Cantalupo, prima periferia di Alessandria

«Uno era steso sull’asfalto, un altro sul terriccio, lì in fondo, uno vicino il traliccio, una ragazza era incastrata sotto la macchina nel cortile, l’amica era in piedi e chiedeva di lei, c’erano corpi che non si muovevano…».

Il gran botto

Il signor Luigi Bitetto si ferma e prende fiato. Non ce la fa a raccontare tutto quel che ha visto l’altra notte. È successo che un’auto con sette ragazzi a bordo si sia schiantata su un guard rail di centro strada e dopo una carambola sia volata nel giardino della sua casetta, vicino ai binari del treno. Lui si è svegliato di soprassalto per il gran botto, è uscito in pigiama con la torcia e si è trovato di fronte all’agghiacciante scena. «Sembrava la guerra». È stata invece una strage della strada. Tutti giovani, tutti amici, quasi tutti del quartiere Cristo, che qui chiamano la seconda Alessandria, rione residenziale e popolare. Il bollettino di fine giornata parla di tre morti e quattro feriti, due gravi. Denise, quindicenne, Lollo e Lorenzo, 21 e 23, per loro solo un pietoso lenzuolo bianco. «C’era un lamento e un gran silenzio, il lamento era della ragazza incastrata, povera», sospira Bitetto.

Dietro al curvone

Siamo a Cantalupo, prima periferia di Alessandria, dietro al curvone che taglia la ferrovia. I sette amici avevano trascorso la giornata a guardare le partite del Mondiale con Marouan particolarmente euforico per la vittoria del Marocco, lui che ha i genitori originari di là. Poi si sono spostati in discoteca, al Tag, dove andavano spesso perché lì si balla, un po’ si beve e si tira tardi. «Ragazzi, ora si chiude», ha stabilito come sempre Davide, il gestore, poco prima delle quattro. «Li porto via io», si è offerto Lorenzo Vancheri, che secondo Davide era lucido. Lorenzo, appassionato di calcio e attaccante di una squadra del posto, non ce la farà. Fuori della disco si ritrovano in una quindicina. E decidono che la nottata non è finita. Alcuni vogliono andare in un pub ancora aperto. Che fare? C’è chi rinuncia, altri no. In sette si infilano nella Peugeot del padre di Marouan, 22 anni, che si mette alla guida. Lui un bicchiere in più l’ha bevuto, come dimostrerà poi l’alcoltest, e comincia a zigzagare con l’auto. La bravata non passa inosservata a una pattuglia dei carabinieri che intima l’alt e fa vedere il lampeggiante. Ma invece di fermarsi, il ragazzo pigia sull’acceleratore. La gazzella va così all’inseguimento della Peugeot che sfreccia per le vie della città per poi dileguarsi nella nebbia della Provinciale. L’auto è lanciata e prosegue ad alta velocità (la lancetta del tachimetro si fermerà a 110 orari) fino alla curva di Cantalupo dove tutto si fa buio. «Il ragazzo che guidava era svenuto, poi si è rimesso in piedi e ha iniziato a barcollare, credo per le ferite, e si è accasciato un’altra volta», racconta Bitetto. Finirà indagato per omicidio stradale e agli arresti domiciliari, per il momento in ospedale. «Mentre mia moglie cercava di soccorrere i ragazzi, io sono andato a prendere l’estintore perché la macchina aveva preso fuoco ed era vicina al bombolone del gas. Non oso pensare cosa sarebbe successo se fosse scoppiato».

L’allarme

Sono sopraggiunti i carabinieri, che nel frattempo avevano lanciato l’allarme alle altre pattuglie della zona. «Lì per lì non capivano dove fosse finita l’auto… era nel mio cortile». La cronaca della tragica giornata si chiude davanti al pronto soccorso dell’ospedale cittadino. Dove convergono decine di amici e parenti. «Ho letto che mio figlio è morto, ma a me non risulta», dice disperato il padre del ragazzo gravemente ferito. C’è una certa rabbia. Contro i giornalisti e non solo. «Non puoi metterti alla guida ubriaco e non puoi non fermarti all’alt», insorge una ragazza che era in discoteca con loro ieri sera. Va detto che l’acoltest ha dato un valore di poco superiore al consentito e che la Peugeot risulta omologata per sette. «Ci dovevo essere io in quell’auto ma ho deciso di andare a casa, sono salva ma ho perso loro», dice l’amica, piangente e miracolata. Finisce così la folle giornata dei sette amici del Cristo. Iniziata con la festa e chiusa nel sangue.

12 dicembre 2022 (modifica il 12 dicembre 2022 | 07:59)

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