corruzione,-nordio:-“impunita-per-chi-paga-mazzetta-e-decide-di-collaborare”

Corruzione, Nordio: “Impunità per chi paga mazzetta e decide di collaborare”

“Abolire” o rivedere radicalmente le leggi sulla corruzione, che si sono rivelate “inutili e dannose” perché hanno puntato su un inasprimento delle pene, che non porta risultati. Alla vigilia della presentazione delle sue linee programmatiche in Senato, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, illustra quella che per lui sarà la strategia da tenere nella lotta alla corruzione. L’occasione è un evento alla Farnesina organizzato dal ministero degli Esteri per la giornata internazionale del contrasto alla corruzione e dedicato proprio all’impegno dell’Italia su questo fronte.

Un gruppo di lavoro anti-corruzione

A prendere la parola sull’argomento sono tre ministri. Antonio Tajani annuncia che  al prossimo G7 chiederà la costituzione di un gruppo di lavoro anti-corruzione. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi assicura la massima attenzione sulle risorse del Pnrr che fanno gola anche alle mafie. Ma a fare più rumore è l’intervento del Guardasigilli, che mette in discussione la linea seguita negli ultimi 25 anni nel contrasto alla corruzione, forte della sua esperienza di pm e delle sue indagini sul Mose, “il più grande episodio di corruzione nazionale”, come dice lui stesso, visto che tra sprechi e bustarelle si è bruciato quasi un miliardo di euro.

Una delegificazione rapida e radicale

“In questi 25 anni sono state elaborate varie leggi anticorruzione, sono state inasprite pene, ma non è servito a nulla. La conclusione che ho maturato è che è inutile cercare di intimidire il potenziale corrotto: non lo sarà mai dal numero delle leggi e dall’asprezza delle pene, perché sarà sempre convinto di farla franca “. Occorre invece “togliergli le armi che lo inducono a farsi corrompere. E queste armi sono paradossalmente le leggi”, spiega Nordio. L’Italia ha una produzione normativa “10 volte superiore alla media europea”. E più vi sono leggi, “più vi è confusione nella individuazione delle competenze e delle procedure. Se una persona deve bussare a 100 porte per ottenere un provvedimento, aumenta in modo esponenziale la possibilità che una porta resti chiusa, sinché qualcuno si presenterà dal cittadino che bussa e gli chiederà o gli imporrà di ungere la serratura”. La soluzione? Una “delegificazione rapida e radicale”, cioè “ridurre le leggi”, ma anche “individuare bene le competenze e semplificare le procedure”.

Gli interventi sull’abuso d’ufficio

Nei giorni scorsi, incontrando i sindaci, Nordio ha aperto sulla loro proposta di intervenire sull’abuso d’ufficio e sulla sospensione automatica degli amministratori condannati in primo grado prevista dalla legge Severino. Ma è sullo stesso reato di corruzione che, secondo il ministro, occorre intervenire: “oggi corrotto e corruttore sono tutti e due punibili e quindi hanno interesse a tacere quando vengono interrogati dal magistrato. Bisognerebbe interrompere questa convergenza di interessi e far sì che chi ha pagato sia indotto a collaborare, attraverso l’impunità, o una profonda revisione dello stesso reato di corruzione”. Obiettivo è “fare in modo che uno dei due collabori, altrimenti è un reato di cui sapremo mai nulla”. E non può essere “la minaccia della galera a indurre una persona a parlare”. Cosi, avverte Nordio, “cadremmo nella barbarie giuridica”.

Related Posts

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

8 + 2 =