“I Comuni veronesi devono costituirsi parte civile nei processi anti-mafia”. Questo il monito lanciato da Pier Paolo Romani, coordinatore di Avviso Pubblico che ha moderato il convegno organizzato dalla Consulta della Legalità della Camera di Commercio di Verona, in collaborazione con Avviso Pubblico, appunto, l’associazione che raggruppa i Comuni con la finalità di fare formazione e informazione sulle infiltrazioni mafiose.
“La Camera di Commercio di Verona, in partnership con soggetti del mondo istituzionale – ha spiegato Nicola Baldo, componente di Giunta dell’ente pubblico – e del mondo associativo e sociale, è da tempo impegnata nella prevenzione delle condotte di concorrenza sleale e di tutti i comportamenti che incidono sul libero ed etico agire del mercato, condizione imprescindibile per la competitività delle imprese. Obiettivo dell’iniziativa è quello di avviare un percorso partecipato di conoscenza e di confronto, tra imprenditori, associazioni di categoria, attori istituzionali e amministratori locali al fine di creare una rete di scambio di buone pratiche fra il mondo dell’Economia e quello delle Istituzioni”.
Proprio le istituzioni, nella persona del Presidente di Avviso Pubblico, Daniele Zivelonghi, Sindaco di Fumane, che ha affermato come “questo sia uno dei periodi più bui nella storia delle amministrazioni comunali. Siamo sotto organico, spesso non possiamo contare neanche su un segretario comunale, la burocrazia è sempre più infarcita di tecnicismi. E’ chiaro come le piccole istituzioni comunali nel momento della gestione e appalto delle opere pubbliche, a maggior ragione ora con il Pnrr, siano in importante difficoltà e quindi più esposte al rischio delle infiltrazioni della criminalità organizzata”.
Criminalità organizza che a Verona si chiama ‘ndrangheta come ha sottolineato il colonello Caporossi della Direzione Investigativa Antimafia: “Verona è una realtà molto ricca, ecco perché la ‘ndrangheta è particolarmente radicata. Qui la criminalità è diventata mafia imprenditoriale: si tratta di imprese capaci di fare rete e di sfruttare qualsiasi situazione per fare profitto naturalmente non con mezzi leciti, in piena concorrenza sleale rispetto a chi opera nel rispetto delle norme. Guardando all’operazione Taurus, come a quella di Isola Scaligera, si evidenziano i tre filoni principali di reati, che sono tipici delle locali delle cosche: quello fiscali (false fatturazioni, anticipo iva), il traffico di stupefacenti e i reati contro il patrimonio”.
“La differenza tra associazione a delinquere semplice e associazione mafiosa – ha spiegato dell’avvocato Chiara Palumbo, rappresentante di parte civile nel processo Taurus – sta nel fatto che la prima è una comunione di intenti, mentre la seconda è una comunione d’azione, cioè di agire. Il core business è lo spaccio, quindi esistono montagne di denaro che va ripulito e si vanno a coinvolgere realtà imprenditoriali piccole o piccolissime che faticano a riconoscere la gravità della situazione. La criminalità a Verona ha potuto contare su un contesto sociale Ingenuo, vergine, innocua e molto ricco. Su un sistema paese che “fa da solo”, non prevede la possibilità di affidarsi alle istituzioni in caso di difficoltà”.
Concetto sottolineato anche da Pierpaolo Romani, Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico: “la mafia va dove c’è la possibilità di fare affari, sfrutta complicità e debolezze. Diverse inchieste nascono da lavori investigativi o da collaboratori di giustizia, scarseggiano le denunce. A Verona c’è fiducia, mafia che si presenta bene, ridotta attenzione, ridotta consapevolezza e difficoltà a rapportarsi con le istituzioni”.
Lo stesso Prefetto di Verona, Donato Giovanni Cafagna, Prefetto, ha posto “la questione dell’efficienza della pubblica amministrazione come strumento di difesa nei confronti dell’aggressività della criminalità organizzata. L’obiettivo è lavorare sulla conoscenza dei fenomeni che avvengono sul territorio e sul ruolo che alcuni gruppi criminali hanno nell’ambito dell’attività economica”.