Non ha smosso particolarmente le acque locali della dimenticanza, nemmeno per atto dovuto (sembra quasi che Verona abbia pudore di propri motivi d’orgoglio), la riproposta televisiva sul canale Cine34 di vari films del “concittadino” Walter Chiari (pseudonimo di Walter Michele Armando Annicchiarico, Verona, 8 marzo 1924 – Milano, 20 dicembre 1991), famoso attore, comico, cabarettista, conduttore televisivo, regista, sceneggiatore dalla vita avventurosa.
I lanci della messa in onda della serie (“Un peso piuma scanzonato e senza pensieri diventa uno dei più grandi attori italiani. Su Cine34 la seconda serata del martedì è dedicata a Walter l’inafferrabile”), con commenti di Tatti (Gaetano) Sanguineti (Savona, 15 novembre 1946, critico cinematografico, giornalista ed autore televisivo), contengono lo struggente sottofondo di “Vivo” da “Il Film del Concerto” di Andrea Laszlo De Simone.
La definizione di Walter l’inafferrabile certo s’ispira al film comico “L’inafferrabile 12” del 1950, diretto da Mario Mattoli e con sceneggiatura di Steno e Mario Monicelli, in cui Chiari fu interprete d’una coppia di gemelli.
Se non altro, il riaffacciarsi seriale di Walter Chiari sul piccolo schermo è servito a rinfrescare la memoria sul personaggio nato a Verona e qui residente fino a 9 anni d’età (prima del trasferimento della famiglia a Milano), in pieno centro storico, nel Palazzo Zenobio di via Quattro Spade 18, dov’è stata apposta, l’8 marzo 2013 (all’esterno, sulla destra) una rilucente targa in ottone con la scritta “Palazzo Zenobio / Qui nacque l’8 marzo 1924 / WALTER CHIARI / e… anche vi dormì / Ma da quel giorno … / cessarono di dormire gli altri inquilini di questa casa / Walter Chiari (firma)”.
L’epigrafe/citazione è il goliardico omaggio ad uno dei “mattatori” della commedia all’italiana oltre che interprete pulsante dell’epopea storica dei primi varietà televisivi.
Walter venne alla luce in via Quattro Spade da genitori d’origine pugliese. Il padre, Carmelo Annicchiarico di Grottaglie (Taranto), era brigadiere di pubblica sicurezza mentre la madre, Vincenza Tedesco di Andria (oggi provincia di Barletta-Andria-Trani), insegnava da maestra elementare.
Prima d’affacciarsi nel mondo dello spettacolo Walter fece il magazziniere presso la Casa automobilistica “Isotta Fraschini”, il pugile (appunto peso piuma, categoria di cui divenne campione regionale in Lombardia), il tennista, il bocciofilo (campione lombardo anche in questa pratica), il nuotatore (vinse il campionato dei 100 metri stile libero promosso dalla Gil – Gioventù italiana del Littorio, organizzazione giovanile fascista – ), il radiotecnico, il bancario, il giornalista, il caricaturista. Gli esiti infausti degli ultimi quattro approcci professionali lo indussero a conseguire il diploma di maturità scientifica.
L’8 settembre 1943 rovinò il suo piano d’iscriversi all’università e, dopo un periodo da sfollato con madre e fratello da Milano ad Andria, s’arruolò nella Xª Flottiglia MAS dapprima e nella Wehrmacht poi. Quest’ultima lo inserì nella squadra antiaerea tedesca dislocata in Normandia e proprio durante il D-Day (Operazione Neptune nell’ambito dell’Operazione Overlord, cioè lo sbarco degli alleati del 6 giugno 1944) fu ferito in modo lieve.
Le vicissitudini in guerra del veronese di nascita terminarono con la prigionia nel campo di Coltano (Pisa) gestito, tra maggio e settembre 1945, dalla 92ª Divisione “Buffalo” della V Armata americana. In quel luogo vennero internati circa 32mila ex militari della Repubblica sociale italiana tra cui nomi destinati, come lo stesso Walter, a diventare famosi: Raimondo Vianello, Dario Fo, Enrico Maria Salerno, Enrico Ameri, Mauro De Mauro, Mirko Tremaglia ecc.
L’ascesa di Walter Chiari nel teatro di rivista e nel cinema prese avvio da sfollato a Corbetta (Milano). I suoi primi ruolo di rilievo sul palcoscenico e sul grande schermo furono, rispettivamente, nello spettacolo “Se ti bacia Lola” nel 1946 e nel film “Vanità” nel 1947. Da quegli esordi la sua carriera proseguì con un febbrile alternarsi tra teatro leggero e di prosa, commedia musicale, cinema di genere ed impegnato, televisione (memorabile il suo sketch del “Sarchiapone”, andato in onda per la prima volta nel 1958, assieme a Carlo Campanini, fidata “spalla”), partecipando a diverse trasmissioni-cult come “Studio Uno”e presentando “Canzonissima”.
Non si smentì anche come latin lover, intrecciando flirts con donne celebri quali le attrici Elsa Martinelli, Lucia Bosè, Ava Gardner, la cantante Mina, la principessa Maria Gabriella di Savoia ed altre che gli fecero meritare prime pagine e servizi interni dei periodici illustrati più in voga.
Nel 1966, sul set del film “Sono strana gente (They’re a Weird Mob)” diretto dall’inglese Michael Powell, conobbe Alida Chelli (pseudonimo di Alida Rustichelli, Carpi, Modena, 23 ottobre 1943 – Roma, 14 dicembre 2012, figlia dell’autore di colonne sonore e direttore d’orchestra Carlo nonché sorella del compositore Paolo), con la quale si sposò nel 1969. La coppia ebbe un figlio, Simone (Roma, 8 agosto 1970, oggi apprezzato e spigliato conduttore televisivo con il recuperato cognome Annicchiarico) ma il rapporto tra i due finì in divorzio, nel 1972.
Walter Chiari si trovò invischiato in vicende di cocaina, rimanendo detenuto nel carcere romano di Regina Coeli tra maggio ed agosto 1970. Scarcerato e processato, fu prosciolto dall’accusa di spaccio e condannato con la condizionale per la detenzione di droga per uso personale, input d’un suo successivo isolamento da parte della Rai e dei produttori teatrali e cinematografici.
Una ghettizzazione dalla quale, gradualmente, riuscì a divincolarsi risalendo la china con films minori e spettacoli leggeri in televisioni private, anche con Patrizia Caselli (Udine, 13 maggio 1960, attrice, showgirl, conduttrice televisiva), sua compagna di vita dal 1979 al 1987. Dopo aver troncato con l’ambiente dello spettacolo nel 1994, Caselli decise di stare accanto all’ex presidente del Consiglio dei ministri ed ex segretario del Partito socialista, Bettino Craxi (Milano, 24 febbraio 1934 – Hammamet, Tunisia, 19 gennaio 2000) con il quale ebbe un rapporto sentimentale dal 1991 fino alla sua scomparsa.
Nel 1974 uscì il libro “Quando spunta la luna a Walterchiari, semiromanzo quasibiografico” (Edizioni Sipiel, Milano) mentre nell’estate del 1985 incappò, insieme al cantautore Franco Califano, ancora nella “giustizia malata” venendo coinvolto in traffico di droga dal camorrista pentito Giovanni Melluso (tra gli accusatori-imbroglioni anche di Enzo Tortora), trovando proscioglimento in istruttoria. Nel 1986 la Rai, che ormai aveva “riabilitato” Walter Chiari, trasmise le sette puntate di “Storia di un altro italiano”, biografia diretta da Tatti Sanguineti e dal titolo attinente a “Storia di un italiano”, l’“Albertone nazionale” Alberto Sordi.
Dopo aver interpretato il suo ultimo film nel 1990 (“Tracce di vita amorosa” del regista Peter Del Monte) e dopo alcune apparizioni televisive, apparentemente in buona salute ma con il cuore talvolta stanco, Chiari morì solitario nel Residence Hotel “Siloe” dove normalmente risiedeva, in via Antonio Cesari 19, nel quartiere milanese di Niguarda, nelle prime ore del 20 dicembre 1991. La causa del decesso venne attribuita ad infarto miocardico.
Organizzato in fretta il funerale nella chiesa di San Pietro in Sala, il 21 dicembre successivo, l’“uomo del Sarchiapone” trovò riposo nel Civico Mausoleo Palanti (od Edicola Palanti, donata dal realizzatore e proprietario architetto Mario Palanti al Comune di Milano nel 1974), nel Cimitero monumentale della città meneghina.
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi