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Trentino, tracce di sangue e di lotta nel bosco: è stato un orso a uccidere il runner

CALDES (VAL DI SOLE) – Sopra le cortecce restano le macchie di sangue assorbite dal muschio. Tra gli abeti bianchi, lungo il ripido pendio, il terreno è sconvolto dai segni evidenti di una lotta. Sul ceppo di un larice è incastrato un ramo tranciato e arrossato: l’arma estrema, prima del colpo fatale, di quello che appare come il tentativo di una difesa disperata. Nel cuore di questo bosco, versante nord delle Dolomiti di Brenta, nel tardo pomeriggio di mercoledì un grande predatore ha assalito e ucciso Andrea Papi, 26 anni, un ragazzo di Caldes appassionato di corsa in montagna, appena laureato in Scienze motorie.

Nessun dubbio, tra chi ha trovato il suo corpo nel cuore della notte e il medico che per primo lo ha esaminato: tracce e ferite sono quelle inferte da un orso. Solo dall’autopsia, attesa in giornata, la conferma. In Europa, da decenni, è la quarta aggressione mortale di un orso ai danni di una persona: un precedente in Svezia, due in Turchia, l’ultimo in Romania. Mai qualcuno è stato ucciso da un plantigrado in Italia e sulle Alpi. Appena i riscontri scientifici saranno ufficiali il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, ordinerà cattura e abbattimento dell’esemplare, individuato dalle analisi genetiche. Il Governo, dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin al vicepremier Matteo Salvini, sono già stati informati di una decisione controversa: sostenta dalla popolazione locale, ma osteggiata dai movimenti animalisti, che ricordano come l’orso sia una specie rigorosamente protetta. E’ l’ottava aggressione dell’orso contro l’uomo in 24 anni, in Trentino. La prima mortale.

Per Andrea Papi quello dell’altro pomeriggio era il solito allenamento. Partito da casa in t-shirt, pantaloncini e bastoncini da running, ha imboccato la forestale che dal fondo della Val di Sole risale il monte Peller. In poco più di un’ora e dopo oltre 800 metri di dislivello ha raggiunto malga Grum, quota 1525 metri: poco prima delle 17.30 con il cellulare ha inviato alla mamma un video che mostra l’alpeggio già privo di neve. Ad aspettarlo a casa per cena la compagna Alessia Gregori e alcuni amici. L’allarme è scattato dopo le 19: Andrea, sempre preciso, era in ritardo e al telefonino non rispondeva. “Le tracce dell’incontro con l’orso – dice Fabio Angeli, capo della Forestale di Malè – partono in località Crocifisso, sotto Pra del Conz, a quota 1200 metri. Andrea scendeva di corsa lungo la forestale, ma all’improvviso ha tagliato due curve, giù dalla scarpata. Tracce di sangue e sottobosco sconvolto proseguono per 150 metri, in un’area impercorribile a causa di rami ammassati, proprio fino al tronco in cui l’abbiamo trovato”.

Questi rilievi, per forze dell’ordine e inquirenti, sono l’indizio che la vittima non può aver accusato un malore, venendo aggredita dopo un decesso naturale. Mercoledì sera l’allarme, lanciato dalla famiglia quando era già buio, ha mobilitato una macchina delle ricerche imponente. Oltre cento uomini di soccorso alpino, vigili del fuoco, carabinieri e forestali, dotati di droni e cani molecolari, hanno battuto la montagna dove sapevano si trovasse il disperso. “Qui viviamo sempre in allarme – dice Antonio Maini, sindaco di Caldes – da settimane la gente segnalava gli orsi poco sopra il paese, alcune pecore sono state sbranate”. Chiaro da subito che di notte trovare qualcuno nel fitto della foresta, tra rocce a strapiombo, sarebbe stata un’impresa. Uno dei due cani molecolari ha colto la traccia decisiva poco dopo le 2, portando i soccorritori fino al corpo dilaniato del giovane runner, seminascosto tra ramaglie secche.

“Ferite devastanti alla testa e su tutto il corpo – dice Claudio Schwarz, capo del soccorso alpino solandro – inspiegabili con una caduta accidentale, o con l’aggressione di un animale di piccola taglia”. Esclusi anche per questo l’agguato di uno dei tre branchi di lupi segnalati nella valle, o la carica di un cinghiale. Recuperata la salma, a disposizione di medici legali e Procura di Trento, all’alba è toccato agli amici spegnere nella famiglia anche l’ultima speranza. Il papà di Andrea, romagnolo, si era trasferito da anni in Trentino, dove si è sposato e lavora negli alberghi. Suo figlio, appassionato anche di arti marziali, stava per avviare un’attività sportiva assieme alla compagna, figlia dell’ex capo del soccorso alpino di Dimaro, morto sul Brenta. “Ora la priorità – dice il sindaco Maini – è non lasciare sola questa famiglia”. Un mese fa Alessandro Ciccolini di 38 anni è stato ferito dall’orso MJ5, maschio di 18 anni, all’inizio della Val di Rabbi. Assieme al suo cane camminava sotto malga Mandriole, a pochi chilometri dal luogo di quest’ultimo attacco: distanza che un orso può coprire in un’ora.

“Solo l’esame genetico però – dice Angeli – chiarirà se si tratta dello stesso esemplare. In Trentino contiamo oggi tra 100 e 120 orsi. L’inverno è stato caldo e senza neve: i maschi sono usciti dal letargo da due mesi, le femmine con i cuccioli temono che li aggrediscano e si nascondo ancora vicino alle tane. Salute degli animali e sicurezza delle persone ormai sono un problema da gestire con decisione”.

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