Continuano gli sbarchi presso l’isola di Lampedusa, dove nelle ultime 24 ore hanno toccato terra 33 migranti, a bordo di una motonave della Ong tedesca Louise Michel, e sono stati assegnati i porti di Salerno e Bari rispettivamente per la Geo Barents e la Humanity 1, con oltre 500 migranti salvati.

Il via libera del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è arrivato dopo le forti tensioni delle scorse settimane, che hanno portato i Paesi del Sud Europa (Italia, Grecia, Malta e Cipro) ad una dichiarazione congiunta rivolta ai vertici di Bruxelles. Si leggeva: “Ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera. Nel pieno rispetto delle competenze degli Stati costieri, in conformità con il diritto internazionale, riteniamo urgente e necessaria una discussione seria su come coordinare meglio queste operazioni nel Mediterraneo”.

Una posizione che, nei fatti, andava a sostenere quanto applicato dal governo Meloni nei giorni precedenti. La politica dell’esecutivo italiano, infatti, sarebbe stata quella di procedere alle identificazioni dei migranti direttamente sulle navi Ong, operazione che andava a precedere lo sbarco. Una mossa che, dal punto di vista prettamente giuridico, ribaltava la responsabilità della gestione dei rifugiati, proprio perché in tal caso la competenza spetterebbe allo Stato battente bandiera della Ong.

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In questa cornice di forti tensioni, ieri il Viminale ha dato via libera all’approdo delle tre navi, causa l’approssimarsi del maltempo e le condizioni critiche del mare, che avrebbero portato ad un serio rischio per l’incolumità dei rifugiati. In mattinata, fonti ministeriali sono intervenute per motivare il via libera dato alle tre Ong: queste ultime, infatti, “ne avrebbero tratto un pretesto per dichiarare lo stato di emergenza a bordo e avrebbero così fatto ingresso nei porti della Sicilia, i cui centri di accoglienza sono già congestionati di presenze, rimanendo peraltro in prossimità dei loro scenari operativi”. E ancora: “Le azioni delle Ong, spesso rischiose e provocatorie, favoriscono in molti casi l’ingresso in Italia di migranti economici, che non hanno alcun diritto a entrare e rimanere in Italia. È questo a prescindere dai dichiarati intenti umanitari”.

Queste navi, inoltre, “fanno pattugliamento sistematico, portano in acque italiane migranti raccolti in acque di altri Paesi. Raccolgono in mare persone che hanno pagato uno scafista, dunque un criminale, per entrare illegalmente in Italia”. Alcune Ong “finiscono per rappresentare, anche loro malgrado, un elemento chiave della filiera che ingrossa l’immigrazione irregolare in Italia”. Nel frattempo, all’interno dell’hotspot di contrada Imbriacola di Lampedusa sono ospitati quasi 1.100 immigrati, il triplo rispetto alla capienza massima di 350 posti. Una situazione che continua a rimanere insostenibile.

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