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Omicidio Trajkovic, i familiari: “La nostra vita è distrutta”

Sp 10 marzo 2023 19:02

“Robert era il perno della famiglia, ora non è più la stessa cosa. Mi fa male vedere i nostri genitori svegliarsi la mattina e piangere. Quando torno dal lavoro la sera vado sempre a salutarlo in camera sua, dove ho fatto stampare un cuscino con la sua foto, e vedo mia madre in ginocchio che piange, ogni giorno. Adesso lei non lavora più e nemmeno mio padre, perché ha dei problemi di salute. Ora devo pensare io a loro”. E’ la toccante testimonianza di Denis Trajkovic, fratello di Robert, il 17enne ucciso dal 22enne Ali Kashim nella notte tra il 7 e l’8 gennaio del 2022 nel sottoscala di uno stabile di via Rittmeyer. Denis è stato sentito oggi in Corte d’Assise (presieduta dal giudice Enzo Truncellito) insieme agli altri testimoni chiamati dagli avvocati di parte civile, Ivana Busatto e Gabriella Frezza. 

La sera in cui Robert era sparito, Denis ha raccontato di aver sentito Ali Kashim in videochiamata: “Mi ha detto, mettendosi una mano sul cuore, ‘vedrai, lo troveremo, potrebbe essere mio fratello”. 

Numerose le testimonianze rilasciate dai familiari della vittima, di fronte alle quali Kashim, difeso dai legali Antonio Cattarini e Mariapia Maier, ha avuto forti reazioni emotive, tanto da dover essere accompagnato fuori dall’aula due volte, tremante e in lacrime, scortato dalle forze dell’ordine presenti. Nella prossima udienza, a fine mese, saranno sentiti i testimoni della difesa, la madre di Kashim e lo psichiatra Renzo Bon, che presenterà una consulenza tecnica sull’imputato. L’udienza conclusiva è stata fissata per il 26 maggio.

Stamattina in aula ha testimoniato anche un cliente del B&B dove alloggiava la ragazza “contesa” tra la vittima e l’imputato, e dove si è consumato il delitto. L’uomo ha dichiarato di essere “entrato in albergo intorno alle 22 di sera” e poi “uscito nuovamente dopo mezzora. Quando ero entrato la porta d’ingresso era chiusa, ma uscendo l’ho trovata aperta e bloccata con un oggetto”. Inoltre l’uomo ha dichiarato di aver “visto una ragazza e due ragazzi” nelle parti comuni del palazzo e in seguito “un ragazzo giovane, alto e magro, che quando mi ha visto si è girato di schiena”.

I legali della parte civile hanno poi chiamato il maresciallo dei Carabinieri Federica Milan, che ha riferito alcuni messaggi recuperati dall’analisi forense dei cellulari di Ali e Robert. In alcuni di questi messaggi, ha riferito il maresciallo, Ali avrebbe cercato di convincere Robert a interrompere la relazione con la ragazza: “mi stai rovinando la vita – questo il contenuto del messaggio di Kashim, riferito in aula – mi stai ammazzando, non posso vivere senza di lei”. 

Poi è stato il turno dell’ex ragazza di Robert, amica del fratello di Ali, che ha riferito di un episodio accaduto in un bar in zona Ponterosso qualche giorno prima della tragedia: “eravamo con Ali, suo fratello e altri amici, e Robert è entrato insieme a lei (l’ex ragazza di Ali e nuova compagna di Robert, ndr). Ali, dopo aver discusso con Robert, ha spaccato una tazzina e gli ha tirato uno schiaffo”.  Così ha dichiarato invece il padre della vittima: “La mia vita è distrutta, non c’è giorno in cui non sparga lacrime per mio figlio”. L’uomo ha invocato “giustizia” e, per Kashim, “una pena che non lo faccia più uscire” dal carcere.

Parlando poi di sua moglie, ha spiegato che “non è più in grado di lavorare, anche se è stata seguita da uno psicologo. A volte se la prende con me, poi si scusa, dice che le manca suo figlio. Andiamo ogni giorno in cimitero, abbiamo festeggiato lì il suo 18esimo compleanno e gli abbiamo portato anche dei regali”. Dopo la testimonianza del signor Trajkovic l’imputato si è sentito male per la seconda volta e le forze dell’ordine lo hanno riportato al Coroneo.

Questa, invece, la testimonianza della cognata, moglie del fratello Christian: “I miei tre figli lo adoravano, lui si occupava di loro, li cambiava e dava loro da mangiare. Ancora oggi non chiedono di andare al parco giochi ma in cimitero a trovare lo zio. Parlano con lui, guardano il cielo e gli chiedono un segno”.

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