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Messa di Natale, il Papa arriva in San Pietro sulla sedia a rotelle Nella basilica 7.000 fedeli

di Gian Guido Vecchi

Il messaggio del Pontefice: «Dio si fa piccolo, non nasce nei fasti dell’apparenza»

Papa Francesco e’ nella Basilica di San Pietro per la Santa Messa della Natività. Il Santo Padre è arrivato in sedia a rotelle. Secondo quanto comunicato dalla Sala Stampa, sono 7mila i presenti in Basilica per assistere alla celebrazione della Santa Messa della Notte nella Solennità del Natale del Signore 2022. La Messa è trasmessa nei cinque continenti, grazie al trasmissione in mondovisione. Nel pomeriggio papa Francesco aveva scritto in un Tweet: «Se vogliamo festeggiare davvero il Natale, riscopriamo lo stupore davanti a Dio che si fa piccolo, che non nasce nei fasti dell’apparenza, ma nella povertà di una stalla. Per incontrarlo bisogna raggiungerlo lì, dove Egli sta; occorre abbassarsi, farsi piccoli». La guerra, la povertà, il contrasto con il potere sono stati i temi toccati da Francesco nell’omelia

La mangiatoia, la «voracità nel consumare» degli uomini. «Perché, mentre gli animali nella stalla consumano cibo, gli uomini nel mondo, affamati di potere e di denaro, consumano pure i loro vicini, i loro fratelli. Quante guerre! E in quanti luoghi, ancora oggi, la dignità e la libertà vengono calpestate! E sempre le principali vittime della voracità umana sono i fragili, i deboli». Francesco presiede la messa della notte di Natale nella Basilica di San Pietro ed è un Natale di guerra, «il Santo Padre ha il cuore spezzato» ha detto dall’Ucraina il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, inviato dal Papa a celebrare tra la gente di Kiev. «Anche in questo Natale, un’umanità insaziabile di soldi, potere e piacere non fa posto, come fu per Gesù, ai più piccoli, a tanti nascituri, poveri, dimenticati. Penso soprattutto ai bambini divorati da guerre, povertà e ingiustizia», scandisce Francesco nella Basilica: «Ma Gesù viene proprio lì, bambino nella mangiatoia dello scarto e del rifiuto. In Lui, bambino di Betlemme, c’è ogni bambino. E c’è l’invito a guardare la vita, la politica e la storia con gli occhi dei bambini».

A San Pietro si celebra dalle 19,30, come si cominciò a fare nel 2020 per via della pandemia e del coprifuoco, due ore di anticipo rispetto a quello che era l’orario tradizionale. Ma non importa, come sempre il Papa richiama all’essenziale: «Questa notte, che cosa dice ancora alle nostre vite? Dopo due millenni dalla nascita di Gesù, dopo molti Natali festeggiati tra addobbi e regali, dopo tanto consumismo che ha avvolto il mistero che celebriamo, c’è un rischio: sappiamo tante cose sul Natale, ma ne scordiamo il significato. E allora, come ritrovare il senso del Natale? E soprattutto, dove andare a cercarlo?».

Francesco scandisce la sua riflessione intorno all’immagine della mangiatoia come segno di «vicinanza, povertà e concretezza». La vicinanza al dolore degli ultimi, anzitutto, le vittime delle guerre, dell’ingiustizia, della miseria: «Nella mangiatoia del rifiuto e della scomodità, Dio si accomoda: viene lì, perché lì c’è il problema dell’umanità, l’indifferenza generata dalla fretta vorace di possedere e consumare. Cristo nasce lì e in quella mangiatoia lo scopriamo vicino. Viene a toccarci il cuore e a dirci che l’unica forza che muta il corso della storia è l’amore. Ti dice: “Se ti senti consumato dagli eventi, se il tuo senso di colpa e la tua inadeguatezza ti divorano, se hai fame di giustizia, io, Dio, sono con te. So quello che vivi, l’ho provato in quella mangiatoia. Conosco le tue miserie e la tua storia. Sono nato per dirti che ti sono e ti sarò sempre vicino”».

Ma la mangiatoria dice anche la povertà: «Gesù nasce lì e la mangiatoia ci ricorda che non ha avuto altro intorno, se non chi gli ha voluto bene: Maria, Giuseppe e dei pastori; tutta gente povera, accomunata da affetto e stupore, non da ricchezze e grandi possibilità. La povera mangiatoia fa dunque emergere le vere ricchezze della vita: non il denaro e il potere, ma le relazioni e le persone». Il Papa alza lo sguardo: «Ma noi vogliamo stare al suo fianco? Ci avviciniamo a Lui, amiamo la sua povertà? O preferiamo rimanere comodi nei nostri interessi? Soprattutto, lo visitiamo dove Lui si trova, cioè nelle povere mangiatoie del nostro mondo? Lì Egli è presente. E noi siamo chiamati a essere una Chiesa che adora Gesù povero e serve Gesù nei poveri».

Francesco cita Óscar Romero, il vescovo che difendeva i poveri e denunciava l’orrore delle migliaia di desaparecidos trucidati dagli squadroni della morte, ucciso da un sicario con un colpo di fucile al collo, il 24 marzo 1980, mentre levava il calice dell’Eucarestia, e proclamato da lui stesso santo: «La Chiesa appoggia e benedice gli sforzi per trasformare le strutture di ingiustizia e mette soltanto una condizione: che le trasformazioni sociali, economiche e politiche ridondino in autentico beneficio per i poveri» . Certo, dice il Papa, «non è facile lasciare il caldo tepore della mondanità per abbracciare la bellezza spoglia della grotta di Betlemme, ma ricordiamo che non è veramente Natale senza i poveri. Senza di loro si festeggia il Natale, ma non quello di Gesù».

Così la terza cosa che dice la mangiatoia è «la concretezza», spiega Francesco: «Un bimbo in una mangiatoia rappresenta una scena che colpisce, persino cruda. Ci ricorda che Dio si è fatto davvero carne. E allora su di Lui non bastano più le teorie, i bei pensieri e i pii sentimenti. Gesù, che nasce povero, vivrà povero e morirà povero, non ha fatto tanti discorsi sulla povertà, ma l’ha vissuta fino in fondo per noi. E dunque, non si accontenta di apparenze. Non vuole solo buoni propositi. Cerca una fede concreta, fatta di adorazione e carità, non di chiacchiere ed esteriorità».

Dieci giorni fa, durante l’udienza generale, il Papa aveva invitato i fedeli ad «abbassare un po’ il livello delle spese di Natale» e «inviare quello che risparmiamo al popolo ucraino che ha bisogno». Nel frattempo ha inviato il cardinale Krajewski con un furgone carico, tra le altre cose, di generatori e magliette termiche. Così Francesco conclude: «Lui, che si mette a nudo nella mangiatoia e si metterà a nudo sulla croce, ci chiede verità, di andare alla nuda realtà delle cose, di deporre ai piedi della mangiatoia scuse, giustificazioni e ipocrisie. Dio non vuole apparenza, ma concretezza. Non lasciamo passare questo Natale senza fare qualcosa di buono. Visto che è la sua festa, il suo compleanno, facciamogli regali a Lui graditi! A Natale Dio è concreto: nel suo nome facciamo rinascere un po’ di speranza in chi l’ha smarrita».

24 dicembre 2022 (modifica il 24 dicembre 2022 | 20:19)

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