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Meloni sarà il perno dei conservatori europei? Analisi e scenari – Formiche.net

Su Formiche.net da tempo si discute della prospettiva conservatrice della destra meloniana in ottica 2024: non solo le elezioni europee, ma un partito che diventa “perno” dei movimenti di centrodestra orfani della guida di Angela Merkel. Cosa hanno detto Giampaolo Rossi, Francesco Giubilei, Marco Tarchi, Benedetto Ippolito, Massimiliano Panarari

Non è una novità il punto di caduta conservatore di FdI, ma figlio di una lunga strategia politica poggiata essenzialmente sul modello repubblicano, così come raccontato più volte su queste colonne. L’avvicinarsi delle europee del 2024 ripropone con forza il tema del rapporto tra il partito di Giorgia Meloni e il Ppe, nella consapevolezza che il quadro d’insieme è sensibilmente mutato: se fino a un lustro fa i popolari europei potevano contare sulla presenza in molteplici governi dell’Ue, direttamente o indirettamente, nell’era “geologica” rappresentata dal post merkelismo non è più così. Anche per questa ragione, i due filoni rappresentati dalla progettualità futura della destra italiana da un lato e dalle strategie del PPE dall’altro non possono che procedere parallelamente.

Meloni nuovo raccordo

Su Formiche.net, autorevoli esponenti del mondo culturale e politico italiano da tempo hanno messo l’accento sulla prospettiva conservatrice di Fratelli d’Italia.

Giampaolo Rossi, già consigliere di amministrazione della Rai e da sempre l’uomo più vicino alla leader di FdI nella tv di Stato, ha osservato come Giorgia Meloni di fatto è diventata il raccordo culturale e politico di tutte le famiglie del conservatorismo, sia europeo che d’oltreoceano. Rossi ha sottolineato non solo la cifra politica dell’exploit di FdI, ma anche il peso specifico culturale, conservatore e reaganiano, di questa operazione. “Un conservatorismo moderno, che sia un conservatorismo nazionale in Italia, deve tener conto di queste tre grandi culture politiche da porre al centro del nostro agire anche come conservatori europei. Ovvero l’idea di una destra che ponga la libertà dell’individuo rispetto allo Stato e la libertà economica dell’impresa rispetto allo Stato come elemento fondamentale, oltre ad un conservatorismo sociale legato ovviamente alla nostra identità religiosa e, fondamentalmente, alla tradizione italiana”.

2024 anno di svolta

Secondo Francesco Giubilei, Presidente della Fondazione Tatarella, i partiti conservatori guardano già al 2024 quando si terranno le elezioni europee, un appuntamento elettorale che potrebbe rappresentare una svolta nelle politiche comunitarie. “Se si dovesse confermare l’attuale trend, l’ipotesi di un Parlamento europeo a maggioranza conservatrice e popolare potrebbe diventare tutt’altro che remota modificando gli equilibri all’interno delle istituzioni comunitarie”. E aggiunge che la linea che Meloni immagina in Europa è basata su un doppio binario; da un lato un approccio di stampo conservatore nell’ambito della politica interna, dall’altro una visione di politica estera atlantista e pro Occidente. Non è un caso che la leader di FdI si sia riferita a Repubblica Ceca e Polonia, due nazioni governate da leader appartenenti al gruppo europeo dell’Ecr (Conservatori e riformisti) con una posizione ben chiara in politica estera: “Nei prossimi giorni trasformeremo queste idee in politiche concrete di governo come già stanno facendo i nostri amici della Repubblica Ceca, Polonia, come spero presto faranno i nostri amici svedesi, come continueranno a fare i nostri amici lettoni”.

Vizi e virtù

Non mancano rischi e inciampi, in questo percorso, come osservato da Marco Tarchi, politologo e docente all’Università degli Studi di Firenze Cesare Alfieri, secondo cui “finché sussisteranno realtà autonome come Forza Italia e i gruppetti di Toti, Lupi e simili, non sarà facile che questa prospettiva si concretizzi, a meno di non voler ridurre il conservatorismo a una mera copia dell’ala moderata della Democrazia cristiana. Che era ben altra cosa rispetto a quanto Meloni ha sempre dichiarato di voler creare”.

Mentre secondo Benedetto Ippolito la grande novità di FdI, dopo la fine della parabola di An, è di essere un movimento politico assolutamente democratico, solidamente ancorato alla politica estera occidentale, euro-atlantica, e ben inserito nel contesto internazionale del conservatorismo. “Questo significa che l’opposizione destra/sinistra non è tra democrazia e antidemocrazia ma tra due diverse idee della democrazia stessa. Dunque, è inutile evocare fantasmi che non esistono e a cui non crede più nessuno”.

Massimiliano Panarari, professore di sociologia della comunicazione, ha osservato che oltre a lavorare sul governo, come annunciato in conferenza stampa, e a far sì che esso duri un’intera legislatura, questo quinquennio servirà a Meloni “anche per consolidare Fratelli d’Italia e trasformarlo nel partito conservatore che – nei suoi piani – si mangia settori di Lega e Forza Italia. In questa prospettiva, restano però alcune questioni aperte, a partire dall’eredità di una destra che è stata post-fascista e rispetto alle cui ambiguità e ambivalenze, per molte ragioni, Meloni non ha voluto sciogliere i nodi di Gordio”.

Ppe & FdI

Per cui in vista delle prossime elezioni europee, la vacatio merkeliana sarà superata gioco forza da un altro tipo di strategia: i popolari puntano all’exploit del 2014, quando governavano in 17 paesi su 28. Roberta Metsola scalda i motori per prendere il posto di von der Leyen e Giorgia Meloni è determinata non solo ad aumentare i suoi eletti a Bruxelles, ma a corroborare nuovi assi politici costruiti insieme a Raffaele Fitto.

Della questione si è discusso un mese fa ad Atene in occasione di un meeting del Ppe a porte chiuse a cui hanno preso parte tra gli altri Ursula Von der Layen, Roberta Metsola, Manfred Weber, Antonio Tajani con, a fare gli onori di casa, il premier ellenico conservatore Kyriakos Mitstotakis. Non a caso la sede è stata la Grecia, visto che l’attuale Segretario Generale del Ppe a Bruxelles è il greco Thanasis Bakolas e che un ex europarlamentare greco, il giornalista Manolis Mavrommatis, mantiene solidi rapporti con il PPE e con la componente italiana che fa capo ad Antonio Tajani (parla fluentemente la nostra lingua).

@FDepalo

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