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Carbone (FIALS) sulla carenza di personale in Sanita: «Siamo al paradosso, costretti a ricorrere alla pubblicità».

“Sulla carenza di personale in Sanità siamo al paradosso”. A Pavia sono costretti agli spot: “Porta in ‘Maugeri’ professionisti di talento”.

Un invito stampato su maxi poster indirizzato al personale sanitario fotografa lo stato dell’arte: in tutta la Lombardia ne mancano circa 20mila, di infermieri, secondo l’Ordine.

L’azienda ha previsto un bonus per chi porta un amico a lavorare lì: 2000 euro per il periodo di prova, che diventano 4000 se il contratto passa a tempo indeterminato.

In soli sei mesi il personale infermieristico dell’Asufc, in Friuli, è diminuito di 67 unità, contando nuove immissioni in servizio e cessazioni.

A questi due complicati esempi bisogna aggiungere le sospensioni per mancato adempimento dell’obbligo vaccinale.

Qualche infermiere che schiacciato dallo stress post traumatico dovuto al Covid è in procinto di dimissioni, gli altri, tanti, sotto organico da anni e con le ferie arretrate di 24 mesi.

In Veneto gli infermieri sono in rivolta: “guadagniamo di più vaccinando che lavorando in sala o in corsia”.

Il paradosso?

Eccolo. In queste ore Fials sta trattando all’Aran il rinnovo del contratto nazionale. In queste ore, all’Aran, succede che quando parliamo di aumento dei salari, di diritto alla mobilità, di potenziamento della partecipazione dei lavoratori nelle scelte aziendali fingano di non sentire.

“Suggeriscono” linee guida che magicamente diventano vincoli su carta, che ci tocca e ci toccherà smantellare uno per uno.

E la domanda, paradossale doverla porre, è: ma se la carenza di personale infermieristico (anche medico) è arrivata al punto da far guardare con seria preoccupazione al rischio del collasso del sistema sanitario di intere Regioni, se chi è ancora al lavoro pensa ad andarsene, se non si trovano professionisti disposti a fare un lavoro durissimo ma meraviglioso (abbiamo in corso anche la battaglia per il riconoscimento per il “lavoro gravoso” per i professionisti sanitari), invece di offrire bonus, di essere costretti ai poster, di dover elemosinare il turno in più all’operatore già sull’orlo di un collasso psicologico, perché le aziende per prime non accettano e spingono per un aumento degli stipendi?

Per un miglioramento delle condizioni contrattuali e lavorative, perché? I due anni appena passati dovrebbero averci insegnato che è finito il tempo delle contrapposizioni.

Che il personale sanitario va pagato perché quando si tratta di vita o di morte sono quella professionalità, quella dedizione, quella resilienza a salvare il Paese.

Ci hanno tenuti in piedi quando non respiravamo più, letteralmente. A volte l’hanno perso loro, il respiro.

Hanno sentito le piazze chiamarli “eroi”, a quegli eroi che ora si sentono abbandonati e lasciano il campo di battaglia stanno negando un aumento legittimo. Che è fin insultante i sindacati debbano chiedere con forza.

Preferiscono il collasso del sistema alla retribuzione (semi)degna di quelli che hanno sventolato come simbolo di rinascita e resistenza.

A questi signori, quelli del bonus, delle trattative infine e illogiche, a quelli arroccati nei palazzi della politica e dietro ai tweet faccio i miei complimenti.

E chiedo, ancora: quando e se servirà, la prossima volta ci vanno loro in prima fila?

Le trattative sono aperte oggi, ci metta la faccia, la testa e la voce – è quanto si legge a conclusione della nota a firma di Giuseppe Carbone, segretario generale Fials.

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