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Iran, la maratona solidale “Donna vita libertà”. Dal Teatro Parenti di Milano un appello per un popolo che lotta contro il regime

Il mondo della cultura per le donne iraniane, il cuore di Milano che batte fino a Teheran e dice a chi sta lottando là per una libertà negata, che la sua battaglia risuona in tutto il mondo e chiama alla solidarietà. È una lunga e intensa maratona solidale quella di “Donna Vita Libertà” promossa dal Teatro Franco Parenti, con Repubblica e Linkiesta in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani ha lasciato speranza e forza in chi ha partecipato.

Tanti gli intellettuali, gli artisti e i rappresentanti della comunità iraniana che condividono le loro riflessioni. Dai padroni di casa, Andrée Ruth Shammah, Maurizio Molinari e Christian Rocca, a Massimo Recalcati, Antonio Scurati, Stefano Boeri, Luca Guadagnino, che legge un appello del regista iraniano Asghar Farhdi. E poi una commossa Ornella Vanoni, Concita De Gregorio, la scrittrice di Leggere Lolita a Teheran Azar Nafisi e il gruppo musicale BowLand. Unico politico ammesso sul palco il sindaco di Milano Beppe Sala, che chiede dignità per tutte e per tutti. Milano – dice – è al fianco delle donne e degli uomini iraniani che vogliono fare parte della “famiglia umana”.

“Le protagoniste di questa serata sono la rivolta delle iraniane e la nostra solidarietà“, apre Molinari. “La mobilitazione pacifica di massa per rivendicare i diritti fondamentali degli esseri umani è un’onda inarrestabile, invincibile per chiunque. Da qui l’importanza della nostra solidarietà, di far sapere al regime degli ayatollah, ad una teocrazia medioevale che si alimenta con violenza e terrorismo, che le battaglie ed i sacrifici di Mahsa Amini e degli altri giovani iraniani appartengono a noi come a tutti coloro che credono nella Dichiarazione sui diritti fondamentali degli esseri umani”, aggiunge il direttore di Repubblica.

(fotogramma)

Lo psicoanalista Massimo Recalcati racconta che preparando questa serata gli è venuta in mente la scena della “lingua trafitta” immaginata – o forse vissuta? – da Elena Ferrante: il fratello maggiore di un ragazzino che a scuola ha dovuto riconoscere la superiorità intellettuale della protagonista Lila, cerca di trafiggerle la lingua con uno spillo, per ristabilire il “primato” degli uomini sulle donne. “Perché le donne fanno ancora tanta paura?”, si domanda Shammah, mentre questo nuovo Muro di Berlino che è l’assenza del velo per le donne iraniane sta crollando.

Rocca chiede contro l’Iran sanzioni come quelle contro Putin. Per Scurati non bisogna abbandonare la lotta per i nostri valori – uguaglianza, libertà, democrazia. Nafisi parla di “apartheid di genere” e ha invita la comunità internazionale a trattare l’Iran come è stato trattato il Sudafrica. De Gregorio vorrebbe una sinistra meno tiepida su questa battaglia. Il regista Farh?di, con le parole affidate a Guadagnino, invita “tutti gli artisti, i registi, gli intellettuali, gli attivisti per i diritti civili di tutto il mondo e di tutti i Paesi, e chiunque creda nella dignità umana e nella libertà, a sostenere le donne e gli uomini coraggiosi dell’Iran girando video, scrivendo testi o in qualsiasi altro modo”. A Teheran la cronaca racconta le prime crepe nel regime, a Milano si ascoltano le voci nuove che arrivano da così lontano e si rinsalda l’impegno a sostenere chi sta lottando per una libertà che è la libertà di tutti.

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