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Il Regno dei cieli è il sogno di un mondo senza armi e ingiustizie

Vangelo di Matteo

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea, dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di potere sfuggire di sottrarvi all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli di Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. lo vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”. Matteo 3,1–12

«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»

Questo invito oggi è rivolto a noi. Ma che cos’è questo “Regno dei cieli”? È il sogno di un mondo dove non ci siano più armi, più guerre, più ingiustizie. Dove “regna” la Pace.

In un linguaggio laico potremmo tradurlo come: “la possibilità di un mondo altro”. È un invito di grande attualità. Stiamo vivendo una delle più drammatiche crisi mondiali. La pandemia, le guerre, la crisi energetica, la filosofia, tutti ci dicono che bisogna cambiare. Non si può più vivere in questo modo.

Ma convertirsi, cambiare non è semplice. Un mondo altro bisogna costruirlo. Ecco allora che Matteo, usando le parole di Isaia ci porta come esempio concreto di “conversione” la figura del Battista. «Voce di uno che grida nel deserto».

Giovanni non è uno che “grida” con le parole e con le chiacchiere. È uno che “grida” con la sua vita. Non viveva in una reggia, ma nel deserto. Non parlava nel tempio, ma lungo il Giordano. Non si vestiva con “capi firmati”, ma con pelli di cammello. Non mangiava al ristorante, ma si nutriva di ciò che trovava in natura.

Giovanni era un “saggio” che aveva scelto uno stile di vita sobrio.

Ma dove ha trovato tanta saggezza? Nel deserto. Il deserto è una metafora che simboleggia il silenzio. Possiamo dire che il silenzio è il grande assente nella nostra vita quotidiana. Se da una parte sentiamo un profondo bisogno di silenzio, dall’altra abbiamo tutti paura del silenzio.

Ma che cosa vuol dire fare esperienza di silenzio? Di quale silenzio abbiamo bisogno? C’è il silenzio della indifferenza, della disperazione, della solitudine, dell’angoscia. Ma c’è anche un altro silenzio: il silenzio che si fa ascolto.

È il silenzio che ci permette di fermarci per pensare, per riflettere, per meditare.

È nel silenzio che riusciamo a percepire il mistero dell’altro.

È nel silenzio che impariamo l’arte della comunicazione.

È nel silenzio che riscopriamo il linguaggio dello sguardo.

È nel silenzio che impariamo a parlare con il corpo, con i gesti, con i simboli.

Ecco la proposta che ci fa il Vangelo di oggi: Impara a “fare silenzio” e ad “ascoltare”. Imparerai a sognare l’impossibile e a profumare di speranza.

A tutte e tutti, l’augurio di un avvento di speranza.

Don Roberto Vinco

Domenica 4 dicembre 2022

Il prodigio del “silenzio” è giungere a parlare tacendo.

Sabino Chialà, monaco di Bose 

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