ROMA – Ridottosi a uno stato di solitarietà, che è la negazione della vita e della socialità, l’ex commerciante 57 enne Claudio Campiti faceva processi immaginari ed emetteva sentenze definitive nello scantinato senza bagno di una casa incompiuta.
La morte di Romano, il figlio di 14 anni sbattuto con lo slittino contro un albero su una pista delle Dolomiti nel 2012, col tempo lo aveva reso, insieme, accusatore e giudice di ciò che trovava non più sopportabile: i parcheggiatori dell’autodromo di Vallelunga che chiedono 5 euro per una giornata, l’operatore che tarda a montare l’Adsl, Cristiano Ronaldo che guadagna troppo, la Rai “delle star leccaculo dei partiti”.