Il Tar di Parma dovrebbe esprimersi a giorni ma intanto il caso “silenziatore” sul Conservatorio Arrigo Boito di Parma fa parlare e discutere tutta la città, ma non solo.
In pratica, la gloriosa istituzione musicale rischia di dover interrompere i corsi perché fa troppo “rumore”.
Il Comune, dopo i rilievi di Arpae sui decibel effettuati a maggio 2021, ha infatti chiesto lo stop alle lezioni e ora si attende la decisione definitiva dei giudici amministrativi che nel frattempo hanno sospeso il provvedimento del municipio.
Da parte sua il Conservatorio Arrigo Boito, come annunciato oggi, ha già avviato costosi lavori di insonorizzazione.
La notizia è arrivata anche all’estero. “Amici dall’Estonia mi hanno chiesto preoccupati cosa stava succedendo”, confessa una studentessa della scuola, confermando che l’interesse va ben oltre ai confini della città essendo il conservatorio un’attrazione per tantissimi aspiranti musicisti da tutto il mondo.
Gli studi legali coinvolti hanno precisato che il disturbo deriva da ciò che si svolge in quattro aule specifiche, senza messa in discussione della legittima presenza del Boito in quella sede.
Chi vive tutti i giorni tra piazzale Boito e strada Conservatorio commenta la situazione con incredulità, stupore ma anche con provocazione: “È come se chi abita vicino alla stazione andasse a chiedere di fermare i treni perché fanno rumore. Assurdo. “Si chiama strada al Conservatorio, dobbiamo cambiare il nome in strada degli avvocati?”.
Nella via, nei bar, tutti sembrano schierarsi a favore della storica e prestigiosa scuola ma per chi lavora e abita proprio nel palazzo adiacente alle ultime aule del Boito quelle percussioni, in particolare, si sentono chiaramente e molto al di là dei limiti imposti dalle norme.
Lo hanno confermato anche le rilevazioni di Arpae, intervenuta dopo la richiesta di tre studi legali che hanno poi presentato un esposto per denunciare la situazione a cui il settore Ambiente del Comune di Parma, si ricorda, ha risposto con un provvedimento di sospensione delle attività. Provvedimento che tuttavia è stato congelato perché il Tar lo scorso 14 luglio si era espresso respingendo la misura adottata dagli uffici comunali.
La sospensione avrebbe infatti provocato danni irreparabili ai programmi della scuola e agli studenti che non sarebbero riusciti a concludere l’anno in corso.
E i giudici riconoscono anche le misure nel frattempo adottare dal Conservatorio per cercare di insonorizzare soprattutto le quattro aule incriminate, ma la decisione definitiva spetta ancora al Tar (salvo possibile ricorso al Consiglio di Stato).
Nella città Capitale della Cultura 2020-21, del maestro Giuseppe Verdi e del direttore Arturo Toscanini, dove una statua raffigurante Paganini è stata posta proprio a pochi passi dal Conservatorio, tutto questo pare davvero paradossale.
“È un’istituzione presente da 200 anni e credo che la richiesta di fermare le attività sia assolutamente fuori luogo”, commenta un cittadino. “La musica che si sente passeggiando in strada è il bello di queste vie. Non possiamo parlare di semplici rumori che possono dare fastidio”, aggiunge un altro.
“Credo sia veramente assurdo – le parole di uno studente del Boito – se sospendono le attività io davvero non saprei cosa fare. Dovremmo rivoltarci ma confido nella decisione della giustizia”.
“Non abbiamo mai sentito baccano- dichiara una delle bariste di un locale proprio davanti all’ingresso della scuola -. Solo d’estate, con tutte le porte e finestre aperte, si sente la musica ma non dà certo fastidio”.
“È una vicenda imbarazzante, ma del resto in un paese con una cultura così scarsa non ci si può aspettare altro. Si poteva mediare in modo civile ma si è preferito agire diversamente”, rincara il collega.
“Il Conservatorio per tantissimi alunni è l’unico luogo che permette davvero di studiare e imparare il mestiere che vorrebbero fare, i musicisti. – osserva una studentessa – Molti non possono cantare o suonare i loro strumenti in casa per ovvie ragioni di buon vivere con i vicini. Abbiamo già visto l’impossibilità, la difficoltà e il disagio di studiare a casa e online durante il lockdown. Se ci tolgono le aule non sapremmo davvero come fare. Il nostro studiare verrebbe davvero mortificato. Le prove non avvengono poi in orario notturno, anche se mi rendo conto che sono necessari comunque lavori di insonorizzazione. Dateci il tempo di adeguare la scuola senza sospendere le attività”.
“La musica si sente ma a mia madre che vive qui non ha mai dato troppo fastidio”, sottolinea una signora uscendo proprio dal palazzo dove ha sede uno degli studi legali che ha presentato l’esposto.
“I suoni sono udibili ampiamente – dichiara l’avvocata di un ufficio dello stesso edificio che tuttavia ha deciso di non sottoscrivere l’esposto –. Particolarmente disturbante è il rullo dei tamburi o il suono di altri strumenti a percussione; poi sicuramente il disagio è molto soggettivo. Personalmente, trovo altri rumori più fastidiosi, come quello del cantiere stradale attivo proprio ora in strada Conservatorio, ma è indubbio che lavorare a queste condizioni è difficile. Chi afferma che il Boito è presente da secoli prende una posizione molto conservatrice che non tiene presente che il mondo cambia e che nascono nuove necessità ed esigenze. Gli avvocati potevano non aprire lo studio proprio qui? Prima di rendersi conto del livello di disagio bisogna lavorarci dentro, dopo aver magari fatto un importante investimento. L’insonorizzazione in ogni caso è un atto dovuto”.