Anche gli Operatori Socio Sanitari di MIGEP e SHC partecipano al convegno sulle violenze nei confronti degli operatori sanitari e socio sanitari.
La violenza contro gli operatori sanitari e socio sanitari è inaccettabile, non ha solo un impatto negativo sul benessere psico-fisico del professionista, ma influisce anche sulla loro motivazione al lavoro.
Di conseguenza, questa violenza compromette la qualità delle cure e mette a rischio l’offerta sanitaria. Fenomeno allarmante e spesso sottostimato. La necessità di linee guida è determinata dal fatto che non solo gli operatori sanitari e socio sanitari sono ad alto rischio di violenza, questa violenza colpisce tutti i gruppi di operatori nei vari ambienti di lavoro, molti sono minacciati o esposti ad aggressioni verbali.
L’OMS sottolinea; che il 62% degli operatori sanitari ha subito forme di violenza sul posto di lavoro. L’abuso verbale (58%) è la forma più comune di violenza non fisica, seguita da minacce (33%) e molestie sessuali (12%).
La maggior parte della violenza è perpetrata da pazienti e visitatori. Anche in situazioni di emergenza e conflitto, gli operatori sanitari e socio sanitari possono diventare il bersaglio di violenze collettive o politiche.
Le categorie di professionisti più a rischio includono personale direttamente coinvolto nella cura del paziente, personale del Pronto soccorso, ambulatori, con il coinvolgimento anche degli amministrativi, medici, tecnici.
Inail ha individuato che il 40% ha dichiarato di aver subito un’aggressione, e il 27% di averne subita più di una.
La molestia è stata la tipologia di aggressione maggiormente segnalata (42%), seguita dalla minaccia (35%) e dalle aggressioni verbali (10%).
Il 91% delle aggressioni è avvenuto negli ambulatori e/o nei centri medico-legali. Nel 61% dei casi sono state fatte da parte di assistiti, mentre nel 21% dei casi da parte di familiari. Gli aggressori erano nell’85% dei casi maschi.
Il 33% dei professionisti ha risposto di avercela fatta da solo, mentre il 27% ha riferito di aver chiesto aiuto o di essere stato aiutato da un’altra persona. La denuncia di infortunio all’Inail è stata comunicata dal 12% degli operatori, il 4% lo ha fatto alle Forze dell’ordine.
La pandemia non ha insegnato nulla, nuovamente teatro di vergognose aggressioni ai danni dei nostri operatori sanitari e sociosanitari, ma ciò che ci fa ancora di più preoccupare, oltre ai vili e inspiegabili fenomeni di violenza, è la tardiva risposta di un Ministero degli Interni al ripristino dei presidi di pubblica sicurezza.
Non possiamo non nascondere la nostra legittima preoccupazione ad un pericoloso vortice di mala cultura, all’interno dei quali i parenti sono ben lontani dall’immaginare che gli operatori sanitari e socio sanitari non sono da considerare i capri espiatori ad una carenza strutturale di un ospedale. Questi professionisti che rappresentano il 94%, sono vittime sacrificali del comparto, vittime dell’incontrollata violenza e ira dei pazienti e parenti che scagliano su di loro la rabbia, le incertezze, le angosce.
Sono stati condotti tanti studi sulle varie forme di violenza verso gli operatori sanitari rilevando due paragrafi:
• le problematiche relative alle definizioni e alla complessità degli elementi insiti nel concetto di violenza e di violenza nei luoghi di lavoro;
• aspetti legali.
Trentadue documenti sono stati inclusi nella revisione, per concludere che la violenza sul posto di lavoro è un fenomeno presente tra gli operatori sanitari in Italia.
Il Ministero della Salute con il decreto n. 13 del gennaio 2022 istituiva l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, già previsto dalla legge 113 del 2020. L’Osservatorio sta concludendo i lavori di redazione che sarà inviata al Parlamento, i professionisti continuano ad essere vittime sacrificali di un sistema che non funziona.
Oggi abbiamo una politica che invece di ampliare l’assistenza continua dopo una pandemia a smantellare la medicina territoriale, quando parliamo di medicina territoriale, parliamo di sanità pubblica, di emergenza e urgenza. Invece di contribuire a risanare quello che le precedenti politiche hanno distrutto, assistiamo a una nuova vergognosa escalation di violenza ai danni dei nostri professionisti da parte dei cittadini dovuta alla mala organizzzione.
Gli Stati Generali della professione oss, chiedono urgentemente ai vertici della Politica di fare chiarezza in merito all’annunciato piano del ripristino dei presidi di pubblica sicurezza, ricordando anche, tutti gli operatori necessitano di un supporto immediato a tutela della loro incolumità e non bastano le telecamere. Bisogna incrementare campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini per una maggiore consapevolezza del rapporto di fiducia con i medici, con operatori sanitari e operatori socio sanitari; formazione per tutto il personale sia sanitario che socio sanitario, amministrativo, medico ecc, soprattutto a sopperire la carenza di personale.
Forse, che la carenza cronica e cronicizzata del personale (infermieri – Oss – medici ecc) crea disorganizzazioni sempre più destabilizzanti sull’assistenza? Rileviamo un collasso dei pronto soccorsi, carenza di personale, pronto soccorsi dati ai privati, un disservizio che ogni giorno aumenta verso il cittadino che risponde con la violenza quando non riceve adeguato soccorso in tempi brevi.
Gli interventi per prevenire la violenza contro gli operatori sanitari e socio sanitari in contesti non di emergenza devono concentrarsi su strategie per gestire meglio i pazienti violenti e i visitatori ad alto rischio. Mentre le azioni in situazioni di pericolo deve concentrarsi sulla garanzia della sicurezza fisica delle strutture sanitarie. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per valutare l’efficacia di questi programmi, in contesti con risorse limitate.
Non servono le giornate di sensibilizzazione come “Nazionale di Educazione e Prevenzione dei fenomeni di Violenza”, necessitano ristrutturazioni delle aree di accoglienza per i parenti che arrivano nell’area di emergenza, servono presidi di polizia per queste aree, con sorveglianza h24, di personale e risposte adeguate.
Gli studi analitici fatti sulla violenza non hanno cambiato nulla. Non è stato alzato il livello di tutela e sicurezza negli ambienti sanitari. I professionisti continuano non solo a somministrare cure per aiutare i pazienti, ma allo stesso tempo sperano che le loro denunce di aggressioni facciano avere mezzi e strutture adeguate alla lor0o professione e di non incorrere in cittadini furibondi che sfogano la propria rabbia per un sistema assistenziale che non funziona come dovrebbe.
Concludo:
• quanti professionisti saranno ancora disposti a prestare servizio senza le adeguate garanzie e tutele?
• soprattutto c’è volontà di cambiare?
La salute è un diritto primario e va garantito a tutti e a tutti, e il nostro servizio sanitario nazionale va tutelato insieme ai professionisti, bisogna assumere e aprire servizi di pronto soccorso in grado di dare risposte in modo veloce ai cittadini, e non con liste di attesa di anni per una visita o un esame o essere rimandati a casa per poi morire, rimanendo inermi davanti ai tagli della sanità pubblica dove la politica incrementa il privato.
Questa è un’emergenza non più rimandabile ed è una priorità del governo per dare risposte ai cittadini e azzerare la violenza verso tutti i professionisti. Una situazione così drammatica dovrebbe spingere il governo, il parlamento a interagire con una norma di minimo costo e sforzo, ma dal massimo rendimento nel contrasto al fenomeno della violenza nei confronti di tutti i professionisti indipendentemente da dove lavorano, sia pubblico, che privato, dandogli lo status di PUBBLICO UFFICIALE poiché questi professionisti garantiscono un diritto della salute come previsto dall’art 32 della nostra costituzione e vanno tutelati costruendo in questo modo una pena per chi aggredisce o vilipende.
Stati Generali della Professione OSS
Migep – SHC
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