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Francesca e il figlio 17enne ucciso da un’auto: ho aperto un bar con il suo nome, non posso arrendermi

di Giusi Fasano

Il dramma e la scelta di ripartire: Ora vivo in mezzo ai suoi amici

DALLA NOSTRA INVIATA
CANDELO (Biella)
– Se fossimo in una favola questo posto sarebbe il bosco incantato. Ragazzi giovanissimi che passano a frotte, entrano assieme all’aria fredda per un saluto, un caff, un aperitivo. Portano fiori, palloncini. Ma soprattutto arrivano per una chiacchiera, un abbraccio, un po’ di allegria. E vanno tutti dritti da lei. Ciao Fra’, Come va oggi Fra’?, Guarda che foto ho trovato nel mio cellulare, Fra’. Francesca Docimo infilata in una maglietta che dice mentre Dio distribuiva l’altezza io ero in fila per le tette: l’ha messa per ricordare a se stessa di sorridere un po’ mentre dietro il bancone del suo bar — battezzato pochi giorni fa con il nome di Ale Messi Coffee Bar — guarda Stefania, Simo, Brayan, Chiara, Samu, Andrea, Giulia, Denis, Summer, Marika, Maria…

Gli amici

Sono gli amici di suo figlio Alessandro, che manca a lei e al mondo dall’alba del 5 giugno 2022. Stava tornando a casa dopo una notte di luci, balli e divertimento. Con lui in auto anche i fratelli (come si chiamavano fra loro) Raffaele, Carmine e Stefano. Andavano lentissimi lungo uno stradone di Villarboit, nel Vercellese. Ma non andava lenta l’auto che arrivava dall’altra parte. Era una Bmw ed piombata dritta e veloce come un proiettile sulla vita di quei quattro ragazzi. Alessandro, 17 anni da 20 giorni, Raffaele, suo coetaneo, Carmine, 22 anni, sono morti sul colpo. Stefano, che aveva 21 anni ed era al volante, ancora adesso in ospedale.

La scelta

Si trattava di scegliere se continuare a vivere o morire pure io, racconta Francesca seduta a un tavolo del suo bar. E allora ho pensato ad Ale. Era il figlio che ogni mamma avrebbe voluto e so che non vorrebbe vedermi arresa. Per questo sono qui. E, vedi Ale? Ci sono anche tutti i tuoi amici. Sono qui vuol dire sono in questo bar.

Il bar

Francesca, 44 anni, separata dal marito e con un’altra bambina di 10 anni, Angelica, ha deciso di prendere in gestione il locale nel quale lavorava fino all’estate scorsa. Quello e altri lavoretti per non far mancare mai niente ai miei figli, dice. Il proprietario voleva lasciare e le ha proposto il cambio. Lei ha visto gli occhi di Angelica illuminarsi mentre diceva mamma siiiii, prendiamolo e diamogli il nome di Ale. E ha scelto di accettare. Ale Messi perch Alessandro (che di cognome fa Messina) usava quel diminuitivo sui suoi profili social. Adesso questo posto serve caff, brioche e ricordi. Un luogo che assomiglia pi a una cameretta che a un bar. Con la foto gigante di lui sullo sfondo, con le magliette dedicate a lui sul muro e con le canzoni rap che lui stesso ha composto a risuonare nell’aria. Una si intitola Bmw, come l’auto che l’ha ucciso.

I sogni

Francesca racconta che per Natale gli ha regalato una felpa che ancora l, impacchettata, in camera sua. Dice che il suo Ale aveva giudizio e sentimento. Che faceva il magazziniere per aiutare me e che sognava di diventare ricco perch diceva: mamma voglio che un giorno vengano da te a fare le pulizie e non che sia tu a farle a casa degli altri. In questo bar dove tutto parla di Ale ogni tanto si affacciano le mamme degli altri due ragazzi morti assieme a lui e Barbara, la madre dell’unico sopravvissuto. E poi Annalisa, Stefania e Alessandra, le avvocate di Francesca. Che guarda le sue fotografie e gli parla: Vedi, amore mio, cosa sei riuscito a fare?

23 gennaio 2023 (modifica il 23 gennaio 2023 | 08:45)

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