Argentina: oggi Cristina Kirchner sarà condannata a 12 anni per corruzione ma non servirà a nulla: è blindata dall’immunità parlamentare

Oggi la Corte federale che giudica la vicepresidente argentina Kirchner annuncerà il suo verdetto. Nel processo, in cui ci sono altri 12 imputati, Cristina è accusata di aggiudicazione fraudolenta di appalti pubblici durante i suoi due mandati come presidente (dal 2007 al 2015) e corruzione. L’ufficio del pubblico ministero ha chiesto 12 anni di carcere e il bando a vita dalla politica. La Kirchner è comunque protetta dall’immunità e non andrà in carcere fino a quando non ci sarà una condanna finale della Corte Suprema. Ieri, intervistata da Monica Bergamo, giornalista della Folha di San Paolo, la Kirchner ha affermato che, come Lula in Brasile, è perseguita dai giudici in Argentina. Quasi certo che sarà condannata in primo grado perché le prove sono schiaccianti ma ai fini pratici non servirà a nulla e potrebbe ricandidarsi alle presidenziali il prossimo anno.

Amnesty International allerta: “panorama terrificante” a Cuba

Giornalisti indipendenti, attivisti e altre voci critiche nei confronti della dittatura affrontano un “panorama terrificante” sotto il nuovo codice penale entrato in vigore a Cuba dal 1° dicembre, ha denunciato ieri Amnesty International in un rapporto dove si legge: “Il nuovo codice penale contiene una terrificante serie di disposizioni che conferiscono alle autorità poteri ancora maggiori per continuare a soffocare la libertà di espressione e di riunione”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International. Inoltre la nuova legge criminalizza la ricezione di fondi, limitando ulteriormente le attività di giornalisti e attivisti indipendenti, limita gravemente la libertà di parola online e mantiene la pena di morte per 23 reati.

Duro editoriale del Wall Street Journal sul silenzio del Vaticano sulla persecuzione della Chiesa del Nicaragua 

“Non sorprende che il signor Ortega stia cercando disperatamente di mettere a tacere la chiesa. L’accolito di Castro riconosce la minaccia che presenta al suo governo, non diversamente dalla chiesa in Polonia durante il periodo sovietico. Più difficile da capire è il fallimento di Papa Francesco nel chiedere protezione per il suo gregge nicaraguense e i loro pastori locali. Nel 2019, quando gli attacchi contro il vescovo Báez si sono intensificati, Roma lo ha tirato fuori dal paese. E’ stata una mossa che sa di abbandono in un momento di crisi. Ad agosto Francesco ha twittato la sua “preoccupazione” per la persecuzione e il desiderio di “coesistenza pacifica.” Poltiglia. Papa Francesco si tira indietro mentre il dittatore Daniel Ortega perseguita la fede”.

Paolo Manzo, 6 dicembre 2022

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