La maggioranza corregge la rotta sulla cancellazione del bonus cultura per i diciottenni e annuncia così una rimodulazione delle risorse con la creazione di una «carta della cultura». Una retromarcia rispetto alla formulazione iniziale dell’emendamento alla legge di Bilancio presentato nei giorni scorsi da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
Misure inammissibili
Federico Mollicone, deputato di FdI e primo firmatario della proposta anti bonus per i giovani, ha provato a minimizzare, parlando di una «fake news», perché non c’è mai stata alcuna intenzione di eliminare la misura.
Il testo dell’emendamento, però, prevedeva inequivocabilmente l’abrogazione del finanziamento e indicava capillarmente lo spacchettamento della dotazione attuale di 230 milioni di euro.
A mettere la pietra tombale sul progetto c’è stata anche la dichiarazione di inammissibilità, formulata ieri alla Camera, della rimodulazione delle risorse.
Tra questi, secondo quanto si legge nello speech, ci sono «il finanziamento delle celebrazioni per il 150esimo anniversario della nascita di Guglielmo Marconi», così come l’ipotesi di impiegare le risorse per l’istituzione «della fondazione di diritto privato denominata “Fondazione Vittoriano”». Stoppati, poi, il contributo per il sostegno delle attività di rievocazione storica della Girandola di Roma e la possibilità di destinare un milione e 200mila euro all’istituzione culturale Accademia Vivarium novum.
Riformulazione o eliminazione
Oltre all’aspetto tecnico, c’è quello pratico. Editori, librai e scrittori, hanno difeso la 18app. «Questa misura non solo ha sostenuto il mondo del libro economicamente, ma ha consentito a un paese che tradizionalmente legge poco di fare enormi passi in avanti», hanno scritto varie associazioni in una nota congiunta. Così non è rimasto che prendere atto della situazione con il passo indietro, ribadito dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
Il titolare del dicastero ha spiegato di voler introdurre «una soglia Isee» per escludere «persone appartenenti a famiglie con redditi elevati» e «mettere a punto un vero meccanismo anti truffe». Resta ora da definire il passaggio tecnico. Sul tavolo c’è l’ipotesi di una riformulazione dell’emendamento quando inizierà l’esame in commissione Bilancio. L’alternativa è l’azzeramento del testo e la riscrittura di una proposta che potrebbe addirittura finire fuori dalla manovra, lasciando per il momento in vigore la 18app. Insomma, un rinvio per evitare polemiche e venire incontro alle richieste dei settori interessati.
Mance cancellate
Le dichiarazioni di inammissibilità sono state una prima tagliola sul numero di emendamenti. Oltre a quelle sul bonus cultura, oltre 1.000 proposte sono state respinte per assenza di requisiti. È stata cancellata una misura, sottoscritta dal capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, che era già presente in una delle prime bozze della manovra, riguardo all’esclusione dal rispetto delle misure in materia di contenimento della spesa pubblica per la Fondazione EneaTech e Biomedical, oggi presieduta dall’ex ministro del governo gialloverde, Giovanni Tria.
Stoppati, tra gli altri, gli emendamenti di Nico Stumpo (Pd), che voleva assegnare un contributo di 3 milioni all’anno all’università degli studi della Basilicata, e della collega nel gruppo dem, Silvia Roggiani, che aveva individuato una serie di misure per concedere dei contributi al comune di Milano.
Fermato inoltre il testo di Nicole Matteoni (FdI), che puntava a introdurre un contributo pubblico per il monumento nazionale Foiba di Basovizza. Oggi, comunque, si definirà con maggiore precisione il quadro: entro le ore 15 saranno indicati “i segnalati”, gli emendamenti (circa 500) che saranno effettivamente esaminati.
Nodo pensioni
Restano da sciogliere anche altri nodi politici, come quello sulla previdenza. Silvio Berlusconi ha chiesto ai suoi parlamentari di ottenere il massimo sull’aumento delle pensioni minime. A pesare sul confronto c’è anche l’osservazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio sul contenuto di quota 103, secondo cui l’incentivo al pensionamento sarà usato «da appena 6.500 persone, ossia meno del 10 per cento degli individui» che «l’anno prossimo saranno ancora in attività pur avendo i requisiti per andare in pensione con una delle tre quote da 100 a 103».
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