Goggi cosiddetta primavera
La Stampa, di Francesca D’Angelo, pag. 32
«Vediamo se io e la tv siamo fatti ancora l’uno per l’altra». Spoiler: la risposta è «sì, certo », perché Loretta Goggi, nonostante l’età (72, anche se non si direbbe) e i 30 annidi assenza dalla tv, resta la regina del varietà, non foss’altro perché sa interpretarne tutte le anime: canta, conduce, imita, scherza. «Ho anche il ballo nel sangue, ma lì è rimasto: non è mai uscito fuori», aggiunge divertita. Da stasera sarà la padrona di casa di Benedetta Primavera su Rai1, affiancata da Luca e Paolo.
Benedetta Primavera, ma pure una seconda giovinezza?
«Oserei dire la terza. La prima è stata quella reale, dei tempi de La freccia nera, quando avevo 18 anni ed ero per la prima volta su un set. La seconda l’ho vissuta insieme a mio marito: lui mi ha fatto fiorire, aiutandomi a liberarmi dai complessi e dalle sovrastrutture. La terza è questa: oggi sono sola e mi sto rimettendo in discussione. La tv è molta diversa da 30 anni fa, sia nei ritmi che nel linguaggio: mi sento un po’ come quando ero giovane e dovevo capire come muovermi».
Com’è affrontare tutto questo senza suo marito?
«Anche se sono sostenuta da uno staff di prim’ordine, mi sento come semi stessi gettando, nel vuoto, da una rupe. Prima lui era sempre con me, gestiva molti aspetti pratici come gli ospiti, le luci… Ora ci sono io. Non è facile ma c’è anche da dire che se una cosa non mi fa paura, non la accetto. E poi sento che tutto quello che lui mi ha insegnato è ormai parte di me. Se mi guardo dentro, so che direzione seguire».
In generale la spaventa di più la malattia o la morte?
«La malattia. Essendo cattolica accetto la morte, credo in un Aldilà, ma mi terrorizza l’idea di soffrire. Non mi fa invece paura la vecchiaia, tant’èvero che non ho mai fatto nessun intervento chirurgico».
Oggi in tv spopolano i monologhi femminili: Le Iene, Sanremo, perfino Belve. E lei?
«In realtà apro la puntata proprio con un monologo, ma solo per spiegare perché sono tornata in tv. Finora la separazione è stata consenziente: la gente amava i reality e io non c’entro nulla con quel mondo. Ora bisogna capire se possiamo ritrovarci. Ma non mi metterò a fare rivendicazioni femminili: capisco che sia importante battersi per le donne, ma lo faccio da quando avevo dieci anni. Il mio ’68 è stata La freccia nera».
Per lei insomma parla già la carriera?
«Esatto. Sono stata la prima donna imitatrice e la prima a condurre Sanremo. Comunque non tratterò nemmeno di politica, né della guerra: non sono temi consoni alvarietà ».
Però farà l’imitazione di Ursula Von Der Leyen…
«Sì, ma per parlare della donna, non del suo ruolo politico. Ho scelto lei perché volevo imitare volti che fossero fuori dalla mischia, come per esempiola regina Elisabetta».
Il suo spaziare tra le arti è anche un modo per valorizzare i tanti volti della femminilità?
«Sì anche se io preferisco coniare il termine femminilismo, più che parlare di femminilità: quando sei troppo femminile rischi di non fare arrivare quel qualcosa dite che va al di là della bellezza e del garbo. Mi riferisco a quella piccola dose di intelligenza e ironia che permette di non essere semplicemente decorativa».
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(Nella foto Loretta Gocci)