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Morte Gian Mario Mura a Torbole, non fu imperizia dei medici

Due anni e mezzo un ragazzo di 23 anni fu trovato senza vita all’interno dell’appartamento a Torbole dove alloggiava. Gian Mario Mura, ragazzo sardo occupato presso un’azienda locale, aveva perso la vita dopo alcuni giorni in cui aveva la febbre molto alta, nausee e vomito, sintomi per i quali si era rivolto ai medici del Pronto soccorso di Arco. A nulla, però, sono valse le cure a base di antipiretici e un tampone per accertare se si trattasse di Covid perché, come poi si è appurato, il povero ragazzo morì a causa di meningite batterica.

Il Giudice per le Indagini Preliminari Maria Teresa Dieni ha archiviato il caso sentenziando che nessuna colpa può essere imputata al medico che lo visitò il 12 e il 17 marzo del 2020. La “battaglia” legale avviata dai genitori per accertare eventuali responsabilità da parte dei sanitari si è dunque conclusa con questo verdetto d’archiviazione, in quanto dai sintomi accusati non si poteva decidere per un’eventuale Tac all’encefalo o la puntura lombare. Nessuna omissione riconosciuta al medico in quanto il quadro clinico non prevedeva, in quel momento, ulteriori accertamenti specifici. La famiglia, per bocca del padre di Gian Mario, ovviamente non è d’accordo con quanto il giudice ha sentenziato, dicendosi rammaricata. Gian Mario è stato male, ha passato giorni interi da solo e i parenti non potevano raggiungerlo sul Garda a causa della pandemia Covid. La famiglia ora valuterà se andare avanti in sede Civile.


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