Per arginare la corruzione «non serve inasprire le pene e creare nuovi reati, occorre ridurre le leggi, arrivare ad una cancellazione o ad una revisione sostanziale di tante norme inutili e dannose». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo alla Farnesina al convegno «La diplomazia giuridica al servizio della pace e della sicurezza internazionale: l’impegno dell’Italia nel contrasto alla corruzione».
«La corruzione è un reato che si consuma nell’ombra, che non lascia tracce e che non ha testimoni: punire sia il corruttore che il corrotto comporta per entrambi l’interesse a tacere» ha affermato il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Bisognerebbe interrompere la cointeressenza tra corruttore e corrotto – ha spiegato il guardasigilli – attraverso l’impunità o rivedendo il reato per il corrotto: in ogni caso la risposta non può essere la carcerazione preventiva, se non si vuole cadere nella barbarie giuridica».