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Triestina, da cosa ripartire dopo il pari con la FeralpiSalò? –…

07.12.2022 – Contro la FeralpiSalò, per la Triestina è stata la prima gara stagionale senza prendere gol. Un vero e proprio “record” per l’Unione di quest’anno, che aveva sempre preso almeno una rete in ognuna delle diciassette sfide giocate (se si conta anche la Coppa Italia) dall’inizio del 2022-2023. Se poi si prende in esame anche l’anno scorso, il conto diventa ben più lungo, perché anche nelle ultime sei gare della scorsa stagione (playoff compresi) gli alabardati avevano sempre preso gol. In totale, la porta alabardata (difesa, in questo lasso di tempo, a turno da Offredi, Pisseri e Mastrantonio) non rimaneva inviolata da ben 23 turni consecutivi totali, per un totale di 38 reti al passivo e un periodo di ben otto mesi consecutivi subendo almeno un gol.

Contro il Sangiuliano la difesa dovrà riconfermarsi

E invece, in casa della FeralpiSalò, la difesa di Pavanel ha retto l’urto, concedendo poco e anche correndo qualche rischio (complice anche l’insicurezza di Mastrantonio in un paio di situazioni) è riuscita a tenere la porta imbattuta per la prima volta di questa stagione. Certo, va tenuto in conto che la FeralpiSalò, a dispetto del posto in classifica, non è certo una squadra che fa dell’attacco il suo mezzo migliore (infatti, il reparto offensivo della formazione di Vecchi è il terzo peggiore del campionato per numero di reti messe a segno, meglio soltanto della Virtus Verona e, purtroppo, della Triestina) e anche questo è un dato che va tenuto in considerazione. Infatti, già domenica 11 dicembre, nell’inconsueto lunch match delle 12 in casa del Sangiuliano, la Triestina dovrà dar conto della rete inviolata di domenica 4 dicembre: è stata la classica rondine che non fa primavera? Oppure anche in casa dei milanesi la Triestina sarà in grado di mostrare finalmente una fase difensiva adeguata?

L’attacco continua a segnare poco

Certo, oltre a non subirli i gol bisogna anche segnarli. Viene da sé che, essendo il peggior attacco del campionato, da questo punto di vista l’Unione può e deve fare di più. Contro la FeralpiSalò, sia Ganz sia (soprattutto) Adorante hanno provato a lasciare il loro timbro, ma non hanno avuto particolare sorte. Certo, derubricare ognuna delle gare in cui la Triestina non ha trovato il gol (e da inizio campionato sono 8: in media, poco meno della metà) a malasorte sarebbe quantomeno da ingenui.

L’atteggiamento: ecco da cosa ripartire

Quello che forse conta davvero di più, però, oltre ai numeri (che in sé non sono in grado di dare pienamente conto di quello che succede in campo, pur essendo naturalmente fondamentali per capirlo al meglio) quello che contro la FeralpiSalò è emerso come vero elemento di novità rispetto alle precedenti uscite è stata la tenuta degli alabardati. Se, infatti, in troppe delle scorse uscite la Triestina aveva giocato anche molto bene uno dei due tempi per poi crollare inesorabilmente nel secondo (o viceversa), contro la FeralpiSalò si è vista invece una squadra un po’ più matura nella gestione delle proprie energie e capace di mantenere un livello accettabile di agonismo per tutti i 90’. Ecco, è su questo aspetto che la Triestina deve ripartire: sulla capacità di giocare un calcio accettabile e mantenere un buon livello dall’inizio alla fine della partita.

Salvare la stagione si può?

Solo così, probabilmente, si potrà cercare di rimediare a una stagione decisamente storta e in cui, dati i numeri attuali della classifica che sono impietosi, già un eventuale piazzamento al di fuori della zona playout sarebbe probabilmente un grande risultato. Un risultato a cui, dopo gli ultimi anni – in cui, bene o male, tra una crisi e un’altra, la Triestina era sempre riuscita a qualificarsi ai playoff – i tifosi alabardati non erano abituati ma che, visto anche l’entusiasmo con cui ad agosto avevano accolto il nuovo corso triestino (con la dirigenza, in quel frangente sincera, che aveva ammesso subito che non sarebbe stata una stagione da alta classifica), sapranno apprezzare, se vedranno l’atteggiamento giusto dai giocatori. E, perché no, anche dalla società: una società i cui rappresentanti hanno fatto della comunicazione il proprio mestiere ma che, a oggi, proprio nella comunicazione sta avendo la propria peggior pecca.

[E.R.]

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