(Adnkronos) – L’esercito dei blogger sotto la bandiera del Fronte Z è più di uno spin off, bene informato e con accesso a fonti uniche, della ‘fabbrica dei troll’ di San Pietroburgo messa in piedi negli anni Dieci del Duemila in un condominio alla periferia della città da Evgheny Prigozhin, per operare campagne di disinformazione sul web. I colleghi di Maksim Fomin, noto con il soprannome Vladlen Tatarsky, l’ultranazionalista ucciso domenica nel locale di proprietà, ancora lui, di Prigozhin, hanno diffuso dall’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina informazioni di prima mano, raccolte fra le forze regolari, dei separatisti e della Wagner al fronte.
I loro post, che proprio in coincidenza con l’inizio dell’intervento sono stati trasferiti sui canali Telegram, sono letti da centinaia di migliaia di persone, in aumento soprattutto dopo i primi intoppi per le forze russe. Il solo Tatarsky contava 500mila follower. I loro lettori non si trovano solo in Russia ma anche in Europa.
“I blogger militari forniscono un servizio nebuloso, ma comunque un servizio. Sono i soli a controllare quello che accade al fronte”, ha riassunto Candace Rondeaux, direttrice del programma Future Frontlines della New America Foundation, in una intervista a Cnn, in cui precisa che “di certo hanno una visione molto di parte della guerra”.
“Tuttavia sono stati di importanza critica nel capire cosa sta accadendo almeno su un lato del fronte”, aggiunge. Sono ultranazionalisti, conservatori ortodossi, sostenitori dell’estrema destra. Possono contare sul sostegno di molti magnati russi e raccolgono fondi per i militari, oltre ad amplificare le richieste di nuove reclute.
Il mancato attraversamento, da parte delle forze russe, del fiume Siverskyi Donets, nella battaglia per Lyman, nel maggio di un anno fa, è stato un momento di svolta nella popolarità di questi blogger. Per quanto critici del modo in cui la guerra viene condotta, “sono i soli che esplicitamente dicono ‘abbiamo bisogno di questa guerra per sopravvivere’”. Per continuare a ripristinare la grandiosità dell’impero russo e il Cremlino può contare su di loro, per quanto critici, per il rullar di tamburi di guerra.
Il ministero della Difesa non ha riconosciuto l’errore di maggio (e altri, ndr) e per questo i blogger sono passati dall’essere un piccolo gruppo che seguiva temi nazionalisti e la presenza militare russa nel mondo all’unica fonte di informazione in Russia, ha spiegato a Cnn Kateryna Stepanenko, analista all’Istituto per gli studi di guerra di Washington.
Dopo i primi mesi di guerra, la missione dei “voenkory” (abbreviazione di corrispondenti di guerra, con cui amano farsi chiamare), che in questi anni hanno accumulato una grande esperienza sul campo, seguendo le forze più meno regolari russe dal Donbass all’Africa, ha assunto una connotazione diversa: non più di solo sostegno dell’operazione, ma anche promotori di una campagna contro l’establishment militare in stereo con l’outsider loro sponsor, e anche padrone comandante dei mercenari della Wagner impegnati al fronte, Prigozhin (a cui fanno capo finanziatori di alcuni di questi blog, come Rybar, con i suoi più di un milione di iscritti).
Da allora quindi, attacchi su base quotidiana alla gestione delle operazioni e ai diversi comandanti sul campo e non, fino al ministro della Difesa, Sergei Shoigu. Malgrado questo, contrariamente a quanto accade a chi critica la guerra, anche solo con un cartello con gli asterischi al posto delle parole ‘no alla guerra’, in un Paese che ha messo al bando tutti i media indipendenti e costretto i giornalisti ad andarsene, hanno fino a ora goduto della piena libertà di espressione.