Via il divieto di sistemare ombrelloni, lettini e sdraio sulle opere di difesa costiera per darle in concessione a privati. Del resto, dice il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a margine della presentazione in Consiglio regionale della manovra di bilancio, “tutte le città hanno opere di difesa costiera utilizzabili, pensate alla scogliera di Porto Venere”.
Così, spiega Toti, nel 2023 “sarà possibile installare ombrelloni e lettini su alcune opere di difesa costiera della Liguria, una cosa oggi totalmente esclusa da qualsiasi tipo di utilizzo economico tutto l’anno. Oggi se hai una scogliera che è stata finanziata da un provvedimento di difesa costiera non ci puoi mettere un paiolato sopra, i lettini e darla in concessione. Toglieremo il divieto ove le norme di sicurezza lo consentano, almeno in determinati periodi dell’anno”.
Un annuncio che provoca la immediata, furibonda reazione delle associazioni ambientaliste. Rappresentate da Stefano Salvetti, presidente regionale Adinconsum ma soprattutto membro del Coordinamento Nazionale Mare Libero (CoNaMaL): “E’ una aberrazione totale, si sta perdendo il senso civico. Invece di riportare le lancette dell’orologio indietro nel tempo per quanto riguarda le spiagge, oggi praticamente tutte ai privati, concediamo loro pure le scogliere. Sempre in nome di un turismo che abbiamo in testa solo noi”.
Salvetti ricorda che “in Spagna e Francia l’80 per cento dei litorali è pubblico, e non è che lì non esistono imprenditori. Invece qui da noi quando viene qualcuno dall’estero si incaz… perché deve camminare chilometri prima di trovare spiagge libere”.
In Liguria, secondo il report “Spiagge” di Legambiente del 2021, i 114 chilometri di spiagge della riviera sono occupati per il 69,9 per cento da stabilimenti. Un record che fa svettare la Regione davanti anche all’Emilia Romagna con il 69,5 per cento di lidi occupati e la Campania con il 68,1 per cento, rispetto alla media nazionale che si ferma al 42,1 per cento.
Nei giorni scorsi la ministra del Turismo e imprenditrice del settore balnerare Daniela Santanché ha dichiarato che “sarebbe bene prima assegnare quelle spiagge che ora non sono assolutamente servite… se uno va a vedere le spiagge in posti meravigliosi, le cosiddette spiagge libere, ci sono tossicodipendenti, rifiuti. Nessuno pensa a tenerle in ordine”. Poi ha aggiunto: “Non voglio privatizzarle ma attrezzarle perché chi ha meno possibilità possa andarci senza pagare ma se vuole andare nel chioschetto può farlo”.
Per Salvetti “basterebbe ridefinire canoni di concessione congrui ai privati, e con quei soldi sistemare le spiagge”.