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Perché bisogna studiare l'economia – Fabrizio Bonali

I laureati in Italia sono una minoranza della popolazione e, di questi, i laureati in economia sono una minoranza. Di questi, coloro che l’hanno studiata, l’economia, sono una minoranza; e di questi, quelli che l’hanno capita sono una minoranza.

D’altro canto, siccome l’economia pervade la vita di tutti, e tutti i giorni, occorre tentare di porre rimedio a questo stato di cose. La vasta opera di Sergio Ricossa si compone naturalmente di pubblicazioni e libri accademici ma anche di una grande produzione saggistica più divulgativa, oltre ad una prolifica presenza giornalistica.

Nel 1998 pubblica presso Utet la terza edizione del poderoso Dizionario di Economia, un’opera maestosa, di un calibro affascinante perché quasi d’altri tempi: difficilmente un singolo autore si cimenterebbe oggi in un lavoro di tale portata.

Leggi le ultime puntate:

  1. In ricordo di Sergio Ricossa, liberale vero
  2. Quelle utili lezioni (dimenticate) di Einaudi e Ricossa
  3. Le false privatizzazioni e quel vizio di nazionalizzare tutto

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Scriveva nella prefazione: “È ancora ammissibile un dizionario di economia redatto da un unico economista? La scienza economica si è ormai estesa talmente e ramificata in mille specializzazioni da dare all’interrogativo un tono assai pessimistico. Ma non v’è dubbio che la sfida merita di essere raccolta, perché rappresenta un tentativo di mantenere una visione unitaria dell’economia, cioè di un insieme in cui tout se tient. È la stessa esigenza che si avverte in medicina, quando si è coscienti del rischio di dimenticare come il corpo umano sia un organismo dove ogni parte interagisce con le altre, a dispetto degli specialisti. Ben inteso, la visione unitaria qui auspicata non potrà che essere personale e, pur nel migliore dei casi, semplificatrice”. [Ibid]

E subito dopo aggiungeva, con la consueta onestà intellettuale che lo contraddistingueva: “D’altronde, l’economia è una scienza esatta solo in apparenza: in effetti, non è esatta, non è nemmeno sperimentale, e ammette a lungo discordanze di opinioni. Nessuno deve scandalizzarsi, purché vi sia sincerità di discorso e libertà di critica. È meglio dire chiaramente quel che si pensa anziché fingere una improbabile neutralità dietro formule ambigue e complicazioni formali” [Ibid].

Per quanto l’economia, come tutti i campi scientifici, sia nel frattempo progredita e siano intervenuti fatti storici rilevanti, la comprensione della teoria economica passa tutt’ora dalla conoscenza degli elementi fondamentali legati alle scuole e alle teorie più rilevanti della storia dell’economia e delle dottrine economiche.

Per questo un libro come il Dizionario di Economia di Ricossa andrebbe distribuito nelle scuole superiori compresi i licei (ma su questo torneremo in un prossimo articolo). Perché non è un semplice manuale, ma un’opera pensata per introdurre all’economia in modo accessibile ma già strutturato, così che diventi naturale e chiaro il percorso per un approfondimento successivo: “Non un prontuario che raccoglie definizioni e da consultare alla svelta, bensì uno strumento di studio e di meditazione. Ogni voce è costituita non da poche righe di scrittura, ma costituisce il capitolo di un libro ideale, completo dei collegamenti con gli altri capitoli. […..] Il lettore fa buon uso del dizionario se non gli chiede l’impossibile, e cioè che sostituisca una biblioteca di economia. Esso è invece una introduzione alla sterminata letteratura economica, di cui al termine di ogni voce si fornisce una selezione minima, che avrebbe potuto allungarsi a dismisura, se lo si fosse voluto”. [Ibid]  

Benvenuti nel complesso e meraviglioso mondo dell’economia: per evitare strafalcioni e per meglio orientarsi, consultare un dizionario.

Fabrizio Bonali, 4 aprile 2023

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