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Natale, festa di tutti: in ogni nascita si rinnova il miracolo della vita – Giornale di Verona, cultura, ambiente, turismo, politica, fotografia

Vangelo di Luca

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazareth, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Luca 2,1-14

Tra le tante feste cristiane, possiamo dire che il Natale è la festa di tutti: credenti e diversamente credenti. Perché ogni nascita è un miracolo della natura.

Lo diceva un grande filosofo laico Norberto Bobbio: “non occorre dimostrare che Dio esiste. Basta guardare il miracolo della nascita di un bambino”.

Ogni cosa che nasce ha il profumo del divino: i colori di un’alba, un bocciolo di un fiore, un pulcino, un filo d’erba.

Il Natale non è un anniversario da ricordare, ma una memoria da vivere. Non è un presepio da usare come bandiera simbolo della nostra identità.

Natale, dice Giovanni nel Prologo, è: “Il Verbo si è fatto carne”. Natale è il divino che si fa umano. Perché? Perché l’umano diventi divino.

Ma come è possibile? si sono chiesti i giovani Maria e Giuseppe.

La filosofa Maria Zambrano diceva: “la nostra è una nascita incompleta. Dobbiamo fare in modo di portarla a compimento”.

Gesù, diventato adulto dirà a Nicodemo: “Bisogna ri-nascere dall’alto”. Ri-nascere è sempre difficile. Ogni parto comporta dolore. Ma a “ri-nascere si impara”.

Per “venire alla luce” siamo usciti tutti con fatica dal grembo materno. Per “venire alla vita” bisogna imparare con fatica ad “uscire” ogni giorno.

Ma da dove dobbiamo uscire oggi per ri-nascere?

Stiamo vivendo un momento storico globale segnato da eventi drammatici: la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi ecologica, quella economica.

Forse la crisi più importante dalla quale dobbiamo uscire è quella “culturale”. Quella che ha messo al centro il dio-consumo, il dio profitto, il dio successo. Dobbiamo cambiare il nostro modo di essere, il nostro stile di vita.

Ma anche come cristiani dobbiamo ri-nascere. Bisogna che usciamo dal buio delle nostre chiese. Sono sempre più vuote. Sono rimasti i bambini e gli anziani. Dobbiamo rivoluzionare le nostre parrocchie. È necessario inventare nuovi modi di annunciare e testimoniare il Vangelo. Dobbiamo riempire le nostre eucarestie di umanità.

Bisogna che anche noi, come i pastori, ci mettiamo sulla strada della meraviglia e dello stupore.

“Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.

Nel presepio non c’è nulla di sacro. Non c’è odore di incenso. C’è invece tanta umanità: un bimbo e due giovani innamorati, Maria e Giuseppe.

Che cosa vuol dire inginocchiarsi davanti a un bambino? Vuol dire riconoscere che in ogni donna e in ogni uomo che incontro c’è un frammento di Dio.

È abbastanza facile andare in chiesa a pregare o ad adorare Dio. È molto più difficile accogliere quei bambini, quei giovani e quelle mamme che annegano in mare.

Rimane sempre la grande domanda: che cosa posso fare io? Papa Francesco invita spesso i cristiani alla “rivoluzione della tenerezza”.

Cosa vuol dire? La riassume molto bene il grande maestro Gianni Rodari che diceva ai suoi ragazzi: “Se impareremo a darci una mano, impareremo a fare miracoli, e allora, il giorno di Natale durerà tutto l’anno”.

Don Roberto Vinco

Domenica 25 dicembre 2022

«Vorrei un Natale a luci spente

con le persone accese»

Charles Bukowski (1920–1994) poeta e scrittore

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