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Morto Franco Frattini, il ministro degli Esteri di Berlusconi

E’ morto Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato, massima carica della magistratura amministrativa. Frattini, che è stato per due volte ministro degli Esteri in due diversi governi di Silvio Berlusconi, aveva 65 anni. Si è spento la sera della vigilia di Natale al Policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato per un tumore. Da tempo malato, Frattini aveva deciso di portare avanti le cure in modo riservato. Tra i vari incarichi aveva ricoperto il ruolo di ministro per la Funzione Pubblica ed era stato commissario europeo dal 2004 al 2008 sotto la presidenza di Josè Manuel Barroso. Il suo nome era circolato come candidato per il centrodestra per la presidenza della Repubblica nel gennaio scorso.

La carriera in magistratura di Frattini era cominciata nel 1981 come procuratore dello Stato e magistrato del Tar del Piemonte. Nel 1986 era stato nominato consigliere giuridico del ministero del Tesoro. Tra il 1990 e il 1991 aveva lavorato come consigliere giuridico del vicepresidente del Consiglio Claudio Martelli nel sesto governo Andreotti.

Poi – dopo una gioventù passa da iscritto del Psi e in particolare da segretario della Federazione Giovanile Socialista – la sua folgorante carriera politica, tutta nel solco di Forza Italia prima e del Popolo delle Libertà poi, al fianco di Silvio Berlusconi: nel 1994 è nominato segretario generale della Presidenza del Consiglio nel primo governo Berlusconi. Con la fine del primo governo Berlusconi e la nascita del successivo governo Dini nel gennaio 1995, viene nominato ministro per la Funzione pubblica e per gli Affari regionali e lo resta fino al marzo 1996, cioè fino alla vittoria del centrosinistra alle Politiche. Eletto comunque alla Camera dei deputati nella lista di Forza Italia, dal 1997 al 2000 è stato anche consigliere comunale a Roma; rieletto alla Camera nel 2001, è stato ministro per la Funzione pubblica dal 2001 al 2002 e poi per gli Affari Esteri, durante il secondo governo Berlusconi, dal 2002 sino al 2004, quando è diventato commissario dell’Unione Europea con delega a Giustizia, libertà e sicurezza, incarico che ha rivestito sino al maggio 2008. Rieletto alla Camera nelle elezioni politiche del 2008, dal maggio dello stesso anno al novembre 2011 ha nuovamente ricoperto la carica di ministro degli Affari Esteri. Era stato uno dei 35 “saggi” indicati dall’allora presidente del Consiglio Enrico Letta per le riforme costituzionali in una commissione che durò però due anni, prima dell’avvento della presidenza di Matteo Renzi. Prima della sua fuoriuscita dalla politica attiva nel 2013 sostenne Scelta Civica, il partito del premier allora uscente Mario Monti, alle elezioni politiche. Poco prima, nel dicembre 2012, aveva lasciato il Pdl, definendo più tardi come “estremista” la leadership della rinata Forza Italia.

Al nome di Frattini si lega la legge del 2004 in materia di conflitto d’interesse che in verità non sanò niente, tantomeno quello del leader del suo partito Berlusconi. Tanto è vero che in seguito il Consiglio d’Europa criticò il provvedimento per le sue carenze rispetto agli standard internazionali in materia di libertà di espressione e pluralismo dei mezzi di comunicazione.

Frattini era tuttora Consigliere speciale del governo serbo per le trattative di adesione all’Unione Europea. Nel 2014 era stato chiamato al Coni come presidente dell’Alta Corte di Giustizia Sportiva. Notissima la sua passione per lo sci di cui era maestro: aveva ricoperto anche l’incarico di presidente della commissione nazionale Scuole e maestri di sci alla Federazione sport invernali. Dal 14 gennaio scorso era presidente del Consiglio di Stato.

“Franco Frattini – ha scritto Berlusconi in un post sui social – è stato un vero servitore dello Stato: in Italia e all’estero dove si è fatto apprezzare da tutti per la competenza con la quale ha svolto il ruolo di Commissario europeo e poi di ministro degli Esteri. Di lui ricorderò sempre la grande capacità di affrontare col sorriso problemi complessi, di trovarsi a suo agio in ogni ruolo e la stima che ha seminato. Mancherà a me come a tutte le persone che hanno avuto la fortuna di poter collaborare con lui”. Numerosi i ricordi dei rappresentanti delle istituzioni: “Apprendo con enorme dispiacere la notizia della scomparsa di Franco Frattini – ha dichiarato il presidente del Senato, Ignazio La Russa – Per molti anni ho avuto modo di lavorare con lui apprezzando le sue doti umane e politiche. Con Franco se na va una persona perbene, una di quelle che lasciano tanti buoni ricordi”. E il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha espresso “profondo cordoglio”. Riconoscimenti anche dalle opposizioni: “Grande mestizia – ha commentato il segretario del Pd, Enrico Letta – La scomparsa prematura di Franco Frattini lascia un senso di profonda tristezza”. Frattini, è ricordato sul sito del Consiglio di Stato, è stato anche “vicesegretario generale e poi segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ministro per la Funzione Pubblica e gli Affari Regionali, ministro per il Coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di di informazione e sicurezza e per il Segreto di Stato”.

Non mancano le controversie. Da una parte quelle relative al suo periodo da ministro degli Esteri. Durante l’invasione russa della Georgia nell’estate 2008, per esempio, si trova in vacanza alle Maldive. Ai Consigli europei convocati d’emergenza deve andare il sottosegretario Vincenzo Scotti. Pochi mesi più tardi accade di nuovo. Durante l’operazione Piombo fuso, con la quale Israele attacca Gaza, si trova di nuovo in vacanza. Concede un’intervista al Tg1 ma è in tuta da sci e questo suscita non poche polemiche. “Non è stato forse appropriato e rispettoso, ma comunque non insincero” risponderà lui sui social.

Poi qualche uscita che attirò non poche critiche. Per esempio nel 2007 quando espose un suo progetto di indagare possibilità tecniche di monitoraggio di alcune parole su internet come “terrorismo”, “genocidio” o “uccidere”. O ancora qualche dichiarazione sulla risoluzione di una presunta questione della presenza dei rom dopo l’uccisione della cittadina romana Giovanna Reggiani. “Quello che si deve fare è semplice – disse al Messaggero Frattini alcuni giorni dopo – Si va in un campo nomadi a Roma, ad esempio sulla Cristoforo Colombo, e a chi sta lì si chiede ‘tu di che vivi?’. Se quello risponde “non lo so”, lo si prende e lo si rimanda in Romania. Così funziona la direttiva europea: semplice e senza scampo”. Il Parlamento europeo censurò poi quelle parole con una mozione approvata a larghissima maggioranza. Nel 2010 definì l’attività di Wikileaks “l’11 settembre della diplomazia mondiale” e accusò il giornalista Julian Assange di voler “distruggere il mondo”.

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