«Le nozze bis con mia moglie: amata, tradita e riconquistata»
Corriere della Sera, di Renato Franco, pag. 39
«Non vorrei che 5o anni di carriera venissero cancellati da un errore». Memo Remigi (vero nome Emidio, «che in greco antico significa semidio, ma non ho ancora capito quale sia la mia metà divina») ha attraversato la storia della musica e della televisione: cantante, compositore, autore di musiche per le più belle voci della canzone italiana, conduttore, perfino campione di golf. In Sapessi com’e strano (edito da Sperling e Kupfer) si racconta tra carriera e vita privata, tra passato e presente, tra ricordi meravigliosi e qualche dramma. La sintesi? «Ho amato la vita e la vita ha amato me».
Partiamo dalla fine. La mano sul fondoschiena a Jessica Morlacchi a «Oggi è un altro giorno».
«E stato un gesto senza malizia, scherzoso, ma sicuramente inopportuno. Io e lei abbiamo avuto sempre un rapporto amichevole, di grande confidenza e complicità: dopo il fattaccio l’avevo chiamata, ma non mi ha mai risposto».
Si aspettava di più da Serena Bortone?
«Non ci siamo più sentiti. Nemmeno una chiamata. Mi sarei aspettato, visto il lungo rapporto, un comportamento diverso, speravo in più umanità da parte sua. Anche Costanzo lo aveva detto: Memo ha sbagliato e lo sa. Ma ci sono autori di colpe maggiori, molto maggiori che lavorano serviti e riveriti».
«Innamorati a Milano» è la sua griffe di riconoscimento.
«Racconta il mio amore per Lucia, i nostri incontri a Milano, un posto impossibile per un provinciale come me; racconta la delicatezza del nostro amore dentro il frastuono del traffico e delle opportunità».
Lucia, ovvero sua moglie: vi siete incontrati nel 1961 e sposati 5 anni dopo; il divorzio nel 1983 e le nuove nozze nel 2oo7… Un film.
«L’ho conosciuta, amata, tradita e riconquistata. A un certo punto mi sono reso conto che le altre non contavano: ho capito che la madre di mio figlio, la compagna della mia vita, quella che mi ha indicato cosa fare da grande quando non lo sapevo era quella giusta».
Intanto Shirley Bassey la aspettava in baby-doll.
«E mia moglie trovò l’indirizzo dell’hotel e si presentò alla porta. Io scappai e il mio amico Giovanni D’Anzi mi suggerì di tornare da Lucia per ricordarle che le avevo dedicato la canzone d’amore più bella ambientata a Milano, naturalmente dopo la sua O mia bela Madunina».
Barbara D’Urso aveva 19 anni, lei il doppio…
«All’epoca ero un uomo con il cuore palpitante ma diviso in due: una parte era per questa giovane donna che mi faceva sentire speciale e irrinunciabile, ma una parte era rimasta da Lucia».
(Continua sul Corriere della Sera)
(Nella foto Memo Remigi)