ROMA – Due questioni spinose: di privacy, per la raccolta illecita di milioni di dati personali raccolti per “addestrare” l’algoritmo, e di sicurezza nazionale, per l’utilizzo, potenzialmente pericolosissimo, che se ne può fare. ChatGpt, il software di intelligenza artificiale e apprendimento automatico che conversa e fornisce risposte agli utenti, finisce sul banco degli imputati in Italia: il Garante per la privacy ha aperto un’istruttoria su OpenAi, la società americana legata a Microsoft che ha sviluppato e gestisce la piattaforma.