Il Mangiafuoco calabresissimo che fa e disfa i burattini della tv
Il Giornale, di Luigi Mascheroni, pag. 16
Lucio Presta – the dark side of the stars, il manager in ombra dei divi più sovraesposti – è come un personaggio sorrentiniano della Grande bellezza. «In questo Paese per farsi prendere sul serio bisogna prendersi molto sul serio». E lui si Presta perfettamente alla definizione. Definizione di Lucio Presta: procuratore, imprenditore, produttore tv. É, o è stato, l’agente, in ordine di cachet, di Benigni, Bonolis, Amadeus, Gianni Morandi, Antonella Clerici (se vuole, mandando tre WhatsApp, pub farsi un Sanremo dal vivo in taverna), Venier, Cuccarini, Belén, Teo Mammucari, Ezio Greggio, Michele Santoro, Simona Ventura, Federica Panicucci, Rita Dalla Chiesa, Stefano De Martino, la Palombelli (!), la moglie Paola Perego… Ma Lucio Presta – definizione per definizione – è anche un Pippo Baudo all’ennesima Cosenza – calabresissimo, 63 anni, anelli, riccioli e turdilli – perché come Baudo – così dice – li ha fatti e li ha distrutti tutti lui. «Questo l’ho inventato io!». Da meridionale con complesso di inferiorità e provinciale non risolto, pur assurto alla gloria professionale, Lucio Presta non riesce a godersi fino in fondo il trionfo come un Morello qualunque – lui sì da Catania all’OlimPo sempre con la soddisfazione sotto i baffi – e se ne sta lì, appollaiato sul suo deposito di dobloni, come se fosse un precario del successo con l’ossessione di essere il demiurgo della tivù italiana. Eppure come agente, alla destra di Beppe Caschetto, col quale spartisce la torta degli ascolti e la crème dei teledivi, è bravissimo. Il suo talento è saper riconoscere quello degli altri. Cinico, spiccio, schivo (ma malato di Twitter), vendicativo («Se uno vuole fare a pezzi un mio artista deve pensarci bene perché se lui oggi fa male a me, io domani posso fare male a lui. Voglio che rifletta»), facilmente irritabile (da cui il soprannome «Brucio Presta»), pragmatico – da cui la legge economica che regola la sua idea di televisione «Prima di passare alla gloria meglio passare alla cassa».
Presta è altrettanto bravissimo a insinuare il sospetto che se in Rai cambia l’Ad, è perché dietro c’è la sua zampa; se uno viene nominato Ceo delle Olimpiadi Milano-Cortina si intesta l’incarico, e se poi la stessa persona viene giubilata ti fa intendere che è stato lui a cambiare le carte; e se adesso il marito della Meloni fa un talk show su Rete 4 qualcuno dice che Presta ha già provato ad attribuirsi il merito… Eccellente uomo di relazioni – la moglie lo chiama «Wolf», perché tutti si rivolgono a lui per risolvere i problemi – è però negato per la politica. Anni fa a Cosenza si candidò a sindaco, appoggiato dai renziani, ma poi capì che non era aria, e lasciò perdere. Vincente, consigliere, spin doctor. Lucio Presta è un po’ il Richelieu di Matteo Renzi (però il terribile documentario «Firenze secondo me» non è andato molto bene, e neanche secondo i vertici del canale Nove), e un po’ Mangiafuoco dei burattini dello star system: crea miti, organizza vite e carriere (pacchetto completo), architetta palinsesti, fa e disfa gli artisti, i programmi, le fasce orarie, determina – soprattutto – lo share. Se non fosse per lui – da Bonolis alla Clerici, da Morandi a Amadues quater, quinquies, sexies… – Sanremo sarebbe solo una ridente cittadina della riviera ligure. Uomo del Sud che ha trovato il suo nord seguendo il movimento delle stelle televisive, una vita da pendolare fra LucioRai e MediaPrest, da Viale Mazzini a Cologno Monzese con un formidabile equilibrismo e un’innegabile abilità nell’antica arte del baratto – Io ti do Roberto, tu mi dai il prime time, io ti presto Paolo e tu ti tieni anche Paola – Lucius Augustus Presta, Imperatore di Tivulandia, si accontenta di un 12-15 per cento. Il restante 85-88 per cento è fatto di un’infanzia cosentina fino alle elementari, poi collegio cattolico a mille chilometri da casa per punizione, a La Spezia; una discesa giovanile sulla fascia da mezzala, quando era magrissimo, 64 chili per 1,84, e lo chiamavano «Fogliolina», e oggi è sui cento ed è lo «Squalo» balena; a 14 anni cameriere, da Praia a Mare al demi-monde, cosa che gli insegna come si accontenta sempre il cliente; quindi ballerino, dieci anni di carriera e cinque edizioni di Fantastico – e qui Lucio è l’eccezione in assoluto: maschio e non checca – e poi la svolta: manager degli artisti tv.
(Continua su Il Giornale)
(Nella fot Lucio Presta)