Hi, what are you looking for?
Interviste
INTERVISTA – Marco Passigato, esperto di mobilità: «Per la Giunta Tommasi è ormai tempo di realizzare il cambiamento promesso con una scelta coraggiosa ogni sei mesi». «Il progetto filobus va completato riqualificando urbanisticamente il suo percorso»
(Foto Giorgio Montolli)
INTERVISTA – Marco Passigato è un esperto di pianificazione e progettazione di percorsi ciclabili e pedonali, nonché di moderazione del traffico. Autore di numerosi manuali e articoli sulla materia, si è distinto per 12 anni come consigliere nazionale degli Amici della Bicicletta (FIAB) e ora è membro del centro studi Riccardo Gallimbeni di FIAB.
A Verona ha operato anche in ambito universitario, ricoprendo per 15 anni il ruolo di mobility manager all’interno dell’ateneo locale e coordinando, ancora oggi, il mini master intitolato Esperto Promotore della Mobilità Ciclistica, unico corso specifico in Italia.
Per conoscere lo status quo della ciclabilità nel comune scaligero e i possibili approcci dell’Amministrazione sul tema, lo abbiamo intervistato.
– Passigato, qual è la chiave di volta per rendere Verona una città ciclabile?
Passigato. «La sicurezza, sia sulle ciclabili che sulle strade normali, contenendo la velocità del traffico attraverso i principi della città 30. E anche la comunicazione, per coinvolgere le persone in un ampio progetto di città, in cui i ciclisti non siano percepiti come ostacoli. La mobilità non è una questione solo di ingegneri e architetti».
– Un cambio culturale difficilmente attuabile in una città molto legata all’automobile…
Passigato. «Bisogna investire in maniera ingente sulla comunicazione. Monaco di Baviera, per esempio, ci spende 20 euro a persona ogni anno. Facendo lo stesso conto con gli abitanti di Verona, viene fuori una cifra che si aggira attorno ai 5 milioni di euro annuali. Non si parla ovviamente del solito volantino, ma di iniziative coinvolgenti ed efficaci».
– L’Amministrazione Tommasi sta comunicando come si deve?
Passigato. «Non seguo molto il panorama mediatico. Ma mi viene da dire che non si comunica mai abbastanza, le cifre che servirebbero lo dimostrano chiaramente».
– Qual è l’estensione chilometrica che la rete ciclabile di Verona dovrebbe raggiungere?
Passigato. «I chilometri erano l’obiettivo di mandato delle Amministrazioni di una volta, ora lo devono essere le percentuali di spostamenti in più di biciclette e in meno di automobili. Per dare un numero, direi almeno il 5% per entrambe».
– In che modo l’Amministrazione può raggiungere quest’obiettivo?
Passigato. «Prima di tutto, riadeguando il Pums: quello che hanno ereditato dalla precedente Amministrazione non dà particolare impulso alla ciclabilità».
– Le principali lacune della rete ciclabile veronese?
Passigato. «Troppi percorsi ciclopedonali, in cui si è costretti a pedalare tra chi passeggia, e nessuna pista ciclabile, esclusivamente dedicata alle biciclette. Questo scenario poteva andare bene quando il numero di ciclisti era esiguo. Ora servono percorsi fluidi e convenienti, per collegare le principali direttrici di Verona».
– Una sua idea, che va in questo senso, è la super ciclabile da Piazza Bra all’Adigeo…
Passigato. «Si tratta di una proposta che risale alla scadenza della precedente Amministrazione, avanzata anche ad altri soggetti, tra i quali i mobility manager dell’Università di Verona e di Glaxo. È normale che un progetto di tale portata impieghi del tempo per produrre dei risultati, ma non percepisco segnali in questo senso».
– Dunque ne ha discusso anche con l’attuale Amministrazione?
Passigato. «Ne ho parlato solo con il consigliere comunale Michele Bresaola, non con gli assessori preposti. Ma sicuramente conoscono l’idea. Andrebbe rilanciata».
– Ma riesce a interloquire con il Comune sui temi legati alla ciclabilità?
Passigato. «Lo fa FIAB, con cui il Comune ha un dialogo aperto. Trasformare la città è un processo lungo e un cambio della Giunta, perdipiù con molti novizi, non può produrre risultati da un giorno all’altro».
– L’Amministrazione Tommasi le sembra pronta non solo per amministrare, ma anche per cambiare una città conservatrice come Verona?
Passigato. «L’età giovane degli assessori fa ben sperare. La difficoltà però è tradurre i desideri in operatività, la quale sopraggiunge solo se hai alle spalle uffici dotati di un buon numero di persone formate».
– L’urbanista Giulio Saturni nota la mancanza di una struttura tecnica ben organizzata alle spalle degli assessori. Si riferisce alla stessa lacuna?
Passigato. «Sì, il Comune di Verona ha una struttura debole e, visto il numero ridotto del personale, chi opera al suo interno si trova sempre con l’acqua alla gola. Poche persone per troppe questioni, una squadra efficiente di tecnici richiede anni per essere composta».
– Occorre però anche lo spunto dei politici. L’assessore Tommaso Ferrari ha dichiarato al nostro giornale la volontà di tutelare i ciclisti, “anche con scelte coraggiose”. Ha notato questo coraggio sin qui?
Passigato. «Il primo anno può servire come assestamento. Poi però ci vuole una scelta coraggiosa ogni sei mesi, in modo da influire in maniera significativa su ogni circoscrizione. Strategia, approccio metodologico e buona comunicazione: solo così si possono realizzare due grandi progetti all’anno».
– A proposito di grandi progetti, che cosa rappresenta il filobus per la mobilità ciclabile?
Passigato. «Il filobus necessita di corsie preferenziali, vediamo a quali utenti della strada verranno tolte. Il limite del progetto è però un altro: poteva essere un’opportunità per riqualificare i quartieri, creando le nuove “vetrine scintillanti” della città lungo il suo percorso. Invece è solo un’infrastruttura tecnologica inserita in uno spazio urbano tale e quale a prima».
– Avere mantenuto questo progetto rappresenta una mancanza di coraggio da parte dell’Amministrazione?
Passigato. «Sul suo completamento non aveva alternativa. Per realizzarci attorno una riqualificazione urbana, invece, la mancanza è sempre la stessa: gente che pensa, che progetta, che comunica. La struttura tecnica a supporto del decisore politico è fondamentale e alti profili, che se ne sono andati anni fa, non sono stati sostituiti».
Gregorio Maroso
Gregorio Maroso è laureato in Filosofia, Editoria e giornalismo all’Università di Verona. Da sempre si interroga sulla vita e spera che indagare e raccontare i suoi aspetti nascosti possa fornirgli le risposte che cerca. gregoriomaroso@gmail.com