Questa mattina, sotto il controllo dei vigili del fuoco e della Protezione Civile, alcuni abitanti dei due palazzi di via Posalunga sfollati dopo la frana della vigilia di Natale sono rientrati nelle loro abitazioni per brevi momenti per recuperare gli effetti personali.
Restano inagibili al momento le abitazioni dei due civici 46 e 46 A evacuati ieri in seguito ad una grossa frana da un muraglione di contenimento sul retro delle due palazzine.
Serviranno una serie di sopralluoghi e verifiche con strumentazioni per capire se i palazzi possono considerarsi sicuri, se non hanno subito lesioni o se invece saranno necessari interventi di rinforzo e palificazione del costone franato.
L’abitazione del civico 46 che è stato sventrato da alcuni grandi massi, era fortunatamente vuoto: infatti era stato evacuato in via precauzionale il 22 dicembre, una decisione che ha evitato una tragedia . I residenti sfollati hanno tutti ricevuto la proposta di essere alloggiati presso gli alberghi convenzionati con il Comune di Genova e trasportati con autobus. I cinque residenti del civico 46 erano già stati alloggiati in hotel nei giorni precedenti la frana.
Sulla vicenda c’è intanto da registrare una prima presa di posizione politica. Arriva da Unione Popolare Genova, partito della sinistra: “E’ toccato a Borgoratti. Ancora una volta un quartiere popolare, devastato dalla speculazione edilizia e dalla cementificazione selvaggia, viene segnato dall’ennesimo disastro: la vigilia di Natale, in via Posalunga, una frana ha sventrato un appartamento e obbligato 45 persone a evacuare la propria casa. Per puro caso non ci sono state vittime.
Da tempo si sapeva dell’instabilità geologica della collina sovrastante le case. Da troppo tempo il dissesto idrogeologico e il rischio frane dei territori fragili viene ignorato.
Frana a Genova, evacuata una palazzina, massi nel terrazzo. Gli inquilini: “Sembrava il terremoto”.
I dati ISPRA del 2018 ci dicono che in buona parte della Liguria tale rischio risulta essere da elevato a molto elevato: sono interessate ventimila abitazioni”. La nota attacca poi le grandi opere e la Gronda in particolare sostenendo che “posti di lavoro utili, necessari, molto più numerosi e sicuri, sarebbero quelli creati con la manutenzione, mitigazione, rinaturalizzazione e messa in sicurezza del territorio e dei suoi abitanti”.