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Rendere la Pubblica Amministrazione più efficiente e funzionale rientra tra gli obiettivi sottoscritti dal governo italiano con il PNRR; allo scopo, fino al 2026 saranno stanziati oltre 6,5 miliardi di euro; tali risorse, si legge sul portale istituzionale innovazione.gov.it, saranno finalizzate a “portare l’Italia nel gruppo di testa in Europa entro il 2026”, attraverso una strategia che si snoda su due assi: la digitalizzazione delle PA e l’implementazione di reti ultraveloci.
PA Digitale 2026: di cosa si tratta
Il piano strategico “Italia digitale 2026” conta su cinque attori istituzionali principali:
– il Dipartimento per la Trasformazione digitale che fa capo al Consiglio dei Ministri e assiste le PA per mezzo di un apposito ufficio (il Transformation Office);
– l’AGID (Agenzia per l’Italia digitale) è l’agenzia tecnica che si occupa di garantire il raggiungimento degli obiettivi inseriti all’interno dell’Agenda digitale;
– PagoPA S.p.a è la società pubblica alla quale è affidata “l’attuazione di misure nell’ambito della digitalizzazione dei servizi e piattaforme”;
– l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale è l’ente deputato a garantire “l’implementazione della Strategia Nazionale di Cybersicurezza” e della Strategia Cloud Italia in collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione digitale;
– la CONSIP (centrale acquisti della Pubblica Amministrazione) è l’ente deputato alla semplificazione dei processi di acquisto di beni e servizi da parte degli enti della Pubblica Amministrazione.
La trasformazione delle pubbliche amministrazioni, come detto, correrà su un doppio binario; da un lato, spiega il sito per l’innovazione digitale, “spingendo la migrazione al cloud delle amministrazioni, accelerando l’interoperabilità tra gli enti pubblici”, così che le informazioni già fornite dal cittadino non vengano richieste più di una volta. Dall’altro, l’obiettivo è migliorare l’accesso ai servizi per gli utenti, adeguando i processi adottati dalle Amministrazioni Centrali agli standard europei.
Le risorse destinate all’innovazione digitale
Le risorse finanziarie destinate alla digitalizzazione delle Pubbliche Amministrazioni saranno così suddivise:
– 900 milioni per le infrastrutture digitali;
– 1 miliardo per agevolare la migrazione verso il cloud;
– 650 milioni per migliorare l’interoperabilità tra gli enti della pubblica amministrazione;
– 2,01 miliardi per la cittadinanza digitale e i servizi ai cittadini;
– 620 milioni per la Cybersecurity;
– 610 milioni per la digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali.
I vantaggi per l’utenza
Il piano di digitalizzazione per il 2026 è lo sforzo più significativo fatto di recente per ammodernare strutturalmente l’apparato della Pubblica Amministrazione.
Quando sarà portato al termine nella sua interezza, dovrebbe garantire numerosi vantaggi pratici ai cittadini (oltre ad agevolare notevolmente l’operato delle amministrazioni stesse); uno di questi è la progressiva dematerializzazione delle procedure che servono per avviare una pratica o richiedere un servizio: la PA si appresta quindi ad accantonare ‘carta e penna’ a favore di modalità più agili e funzionali per la fruizione dei servizi messi a disposizione del cittadino.
Il processo di digitalizzazione ha già interessato molti segmenti della pubblica amministrazione a cominciare, ad esempio, dagli archivi di pubblica utilità quali il Catasto, il PRA (Pubblico Registro Automobilistico) o il Registro delle Imprese. Le procedure di consultazione presso tali archivi – che in gergo tecnico sono denominate visure – possono già da tempo essere implementate online, rivolgendosi direttamente all’ente gestore dell’archivio oppure a portali specializzati come Ivisura.
Salvo rari casi, è possibile richiedere direttamente – o tramite un delegato – una visura catastale o ipotecaria (o ipocatastale) al Catasto, una visura camerale alla Camera di Commercio oppure una visura al PRA a partire dal numero di targa o di telaio di un veicolo. Chiunque abbia necessità o interesse ad accedere a questo tipo di informazioni può farlo in autonomia, sfruttando servizi completamente digitalizzati ed evitando di recarsi fisicamente presso gli uffici dell’amministrazione competente.
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