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In Russia si avvicina l’ora dei Signori della guerra? – Alfonso Piscitelli

Vladlen Tatarsky ucciso in un attentato con una statuetta bomba a San Pietroburgo era un blogger con oltre mezzo milione di follower nel suo canale Telegram, fautore di una linea durissima contro l’Ucraina e nello stesso tempo critico riguardo alla gestione della “operazione speciale”.

Le critiche di Tatarsky

In un video aveva proclamato: “Sconfiggeremo tutti, uccideremo tutti, deruberemo tutti. Proprio come piace a noi”. E le sue non erano parole di un emarginato, dal momento che il video era stato girato all’interno del Cremlino in occasione di un discorso del presidente Putin.

In altra circostanza aveva auspicato un maggior utilizzo dei bombardamenti delle infrastrutture civili, in particolare degli ospedali, per fiaccare la resistenza della popolazione ucraina. Successivamente l’andamento della guerra e l’utilizzo della forza da parte delle forze militari russe gli erano apparsi insoddisfacenti.

La logica di Tatarsky era un po’ simile a quella della barzelletta raccontata dal principale umorista politico italiano: Hitler nel suo rifugio sudamericano viene contattato dai suoi seguaci affinché torni a “impegnarsi” in politica; il cancelliere in pensione nicchia, poi di fronte alle insistenze dei suoi accondiscende, ad una condizione: “Però stavolta cattivi!” Ecco, anche per Tatarsky il rilancio della operazione speciale in affanno passava attraverso la stessa formula surreale: “stavolta cattivi!”

La tesi di Prigožin

Tatarsky era molto vicino ad Evgenij Prigožin, l’oligarca russo proprietario della compagnia di professionisti della guerra Wagner.

Dopo l’attentato in cui è rimasto ucciso, i media russi hanno diffuso la traccia ormai consueta della pista ucraina. Questa ipotesi investigativa è stata immediatamente ripresa da coloro che in Italia ripropongono come pura verità i temi del “mainstream” russo.

È interessante però riportare ciò che ha detto lo stesso Prigožin: “Non accuserei il regime di Kiev di queste azioni. Penso che stia operando un gruppo di radicali che difficilmente ha legami con il governo ucraino, ecco come lo descriverei”. In tal caso il riferimento sarebbe ai gruppi, in verità decisamente minoritari, che in Russia si oppongono alla politica di gloria militare ed avversano il conflitto.

Tuttavia, dal momento che il blogger era “coscienza critica” della classe dirigente russa e del suo modo di gestire la guerra, si potrebbe ipotizzare che Prigožin più che gli oppositori “al sistema” sospettasse soggetti antagonisti all’interno del sistema politico-militare russo.

Gli eserciti privati

Nelle scorse settimane abbiamo assistito a scambi d’accuse neppure tanto velate tra i gerarchi dell’operazione speciale, con Putin che in posizione dominante ha spesso rimescolato le carte, ora innalzando ora umiliando i vari soggetti che si contendono la leadership sul campo dell’operazione speciale.

Molto interessante in proposito l’intervista che un analista militare tedesco, Marcus Keupp, ha concesso al quotidiano di Zurigo, il Neue Zürcher Zeitung. Keupp ricorda che in Russia non esiste solo la compagnia militare privata della Wagner ma anche altri gruppi privati come quello che fa personalmente capo al ministro della difesa Shoigu:

“Non c’è solo la troupe di Wagner. C’è ancora il Corpo di Slavonia – da cui è emerso Wagner – e Patriot, la compagnia privata di Shoigu. Gazprom ha anche appena istituito il proprio esercito privato: Staf-Zentr. Ce ne sono anche altri quattro o cinque [di eserciti privati]. Non è un caso che ora i sistemi di difesa aerea vengano installati ovunque a Mosca. Questa è la preparazione per le controversie interne”.

Keupp allude all’eventualità che quei sistemi difensivi, oltre ad essere il sintomo del timore che il fronte di guerra si avvicini a Mosca, possano rappresentare anche l’avvisaglia di uno scenario conseguente all’impasse sul fronte ucraino: lo scontro interno tra i signori della guerra, proprietari di frazioni privatizzate delle forze armate russe.

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