“Ognuno di noi può scivolare”: così papa Francesco nell’omelia a braccio che ha pronunciato nel carcere minorile di Casal del Marmo, dove ha celebrato la messa “in coena Domini” del giovedì santo.
Francesco, ricoverato la scorsa settimana per quattro giorni al policlinico Gemelli, ha ripetuto il gesto compiuto da Gesù, nel racconto evangelico, con i discepoli, lavando, asciugano e baciando i piedi a 12 ragazzi, maschi e femmine, di diverse nazionalità, disposti su un piano rialzato in modo da evitare al Papa di doversi inginocchiare. Il Pontefice 86enne, che ha scherzato sui suoi problemi di mobilità prima di iniziare la lavanda dei piedi (“spero di cavarmela perché non posso camminare bene”), ha compiuto il rito camminando da solo.
“La dignità di essere peccatori”
“Attira l’attenzione – ha detto Jorge Mario Bergoglio pronunciando una breve omelia tutta all’impronta – come Gesù il giorno prima di essere crocifisso ha fatto questo gesto: all’epoca c’era polvere nelle strade e alla gente quando da fuori entrava in casa prima del banchetto si lavavano i piedi. Ma chi lavava i piedi? Gli schiavi, perché era un lavoro da schiavo. Immaginiamo come sono rimasti sbalorditi quando hanno visto Gesù che faceva un lavoro di schiavo per far capire il messaggio del giorno dopo: sarebbe stato morto come uno schiavo per pagare il debito di tuti noi. Se noi ascoltassimo questa cosa di Gesù la vita sarebbe così bella, perché ci affretteremmo a aiutarci l’un l’altro, invece, come ci insegnano i furbi, di fregare l’uno l’altro, approfittare l’uno dell’altro. E’ tanto bello aiutare, dare la mano: sono gesti umani, universali, che nascono da un cuore nobile e Gesù oggi con questa celebrazione vuole insegnarci la nobiltà del cuore. Ognuno di noi può dire: se il Papa sapesse le cose che ho dentro… ma Gesù le sa e ci ama così come siamo e ci lava i piedi a tutti noi. Gesù non si spaventa mai delle nostre debolezze, perché lui ha già pagato, soltanto vuole accompagnarci, vuole prenderci per mano, perché la vita sia non tanto dura per noi. Io farò lo stesso gesto di lavare i piedi, ma non è una cosa folclorica: tutti – ha sottolineato papa Francesco – pensiamo che è un gesto che annuncia come dobbiamo essere noi, uno con l’altro. Nella società vediamo quanta gente che si approfitta degli altri, quanta gente è all’angolo e non riesce a uscire, quante ingiustizie, quanta gente è senza lavoro, quanta gente che lavora e gli pagano la metà, quanta gente non ha soldi per le medicine, quante famiglie distrutte: tante cose brutte… e nessuno di noi può dire: io grazie a Dio no, se per noi le cose non sono così è per grazia di Dio. Ognuno di noi può scivolare, e questa certezza è quello che dà la dignità – ascoltate la parola – la dignità di essere peccatori”, ha sottolineato Bergoglio: “Gesù ci vuole così, per questo ha voluto lavare i piedi e dire: io sono venuto per salvare voi, per servire voi. Adesso – ha proseguito Francesco – farò lo stesso come ricordo di quello che Gesù ci ha insegnato: aiutare gli uni gli altri, e così la vita è più bella e si può portare avanti. Durante la lavanda dei piedi – spero di cavarmela perché non posso camminare bene – pensate: Gesù mi ha lavato i piedi, mi ha salvato, io ora ho questa difficoltà: ma il Signore sempre è accanto a te, il Signore mai abbandona, mai: pensate a questo”.
I luoghi di reclusione e dolore nel giovedì santo
Francesco questa mattina ha celebrato la messa crismale con i sacerdoti di Roma.
Papa Francesco aveva già celebrato la messa nella cena del Signore a Casal del marmo il primo anno del suo pontificato, nel 2013. Tranne che durante la pandemia, papa Francesco è sempre uscito dal Vaticano il giovedì santo per ripetere in luoghi di reclusione e dolore il gesto della lavanda dei piedi compiuto da Gesù: il Centro Santa Maria della Provvidenza (fondazione don Carlo Gnocchi) nel 2014, nel carcere di Rebibbia nel 2015, al centro di accoglienza per richiedenti asilo (C.a.r.a.) di Castelnuovo di Porto nel 2016, nel carcere di Paliano nel 2017, nel carcere di Regina Coeli nel 2018, nel 2019 nel carcere di Velletri, nel carcere di Civitavecchia l’anno scorso. Il 2020, in pieno lockdown, celebrò a San Pietro, e il 2021, a sorpresa, si recò nella cappella della residenza del cardinale Angelo Becciu, imputato nel tribunale vaticano nel processo sulla compravendita-truffa di un palazzo a Londra.