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Carolina Crescentini: “Lillo? É il nostro Jack Black” – TvZoom

“Cagna maledetta mi porta fortuna E ora riporto il kung fu a Roma”

la Repubblica, di Arianna Finos, pag. 28

Sabato mattina in casa di Carolina Crescentini. «Sono qui che ribalto gli spazi, metto a posto. Non ci sono quasi mai, mi ritaglio anche tempo per leggere». L’attrice festeggia il Ciak d’oro vinto per Mare fuori— ma era in lizza anche con Boris e Tutto chiede salvezza — con un film dal 6 aprile su Prime Video, insieme a Lillo, Grosso guaio all Esquilino-La leggenda del Kungfu, diretto da Younuts!.

Lei è la mamma di uno dei ragazzini che ingaggia l’attore fallito Lillo — “famoso” per un b-movie sul kung fu girato a Roma — per imparare a difendersi dal bullo della scuola.

«Sì. Con Lillo avevo girato un altro film, da fan lo conoscevo dai tempi di Latte e i suoi derivati. È divertente, buono, il nostro Jack Black. Ha un modo di stare dentro e fuori il set che rende tutto più facile. Mi è sembrato di essere in uno di quei film visti da bambina, che mi sono rimasti in testa. E per la prima volta la mia nipotina potrà vedere un film mio».

L’Esquilino è un laboratorio multiculturale.

«È una comunità multietnica e nel film si percepisce questo, il fatto che le istituzioni ancora non abbiano accettato il concetto di ius soli quando la società invece sì. Mi piace questo melting pot».

Con “Mare fuori” si è trovata al centro di un fenomeno.

«Noi tutti l’abbiamo amato dal primo minuto e non avevamo paura del fatto che era partito in sordina, perché comunque il nostro compito era raccontare storie a prescindere dal loro successo. Poi, quando è passato su una piattaforma ed è stato scoperto, è iniziato il tam tam: avevamo fatto numeri molto alti anche su RaiPlay, ma col passaggio in streaming è successo il finimondo. Sono emozionata per quel che accade, la gente è gentile con me, affettuosa, succedono cose strane, mi abbracciano per strada. E questa storia della petizione per il mio personaggio mi ha commosso fmo alle lacrime».

Ha anche vinto il Ciak d’oro.

«Sono felicissima perché è un premio del pubblico. Ero candidata per tre progetti molto diversi, Mare fuori, Boris e Tutto chiede salvezza di Francesco Bruni, che affronta l’esperienza del TSO, mi ha insegnato tanto. Rido perché il Ciak d’oro lo avevo vinto nel 2011 per il film di Boris e quindi la “cagna maledetta” mi porta fortuna».

Lei recita da vent’anni.

«Il primo ingaggio ufficiale, non corti o spot, fu La squadra, nel 2004, un piccolo ruolo che si estendeva su due puntate, la prima esperienza su un set reale. Un bel ricordo, è buffo che la mia prima posa ufficiale fu a Napoli, città che ricorrre nella mia carriera. La mia prima serie davvero lunga è statalbastardi di Pizzofalcone, lo scorso inverno abbiamo girato nuovi quattro episodi, escono a ottobre. Con gli altri non ci vedevamo da due anni, sul set sembrava fossero passati tre minuti. Lo stesso con Boris, progetto geniale: in dieci anni il mondo della Tv è cambiato e c’era tanto da raccontare. Volevo tornare nei panni di “cagna maledetta”».

Quando ha scelto la recitazione?

«Non ho avuto una vocazione precoce. Ho studiato cinema all’università, seminari di montaggio, sceneggiatura. L’incontro con Cathy Marchand del Living Theater ha segnato la svolta: “Devi andare avanti”. Al Centro sperimentale ho capito che era il mio posto».

Il successo è arrivato con “Notte prima degli esami”.

«Quel film mi ha lanciato. Adoro gli animali e fare l’addestratrice di delfini fu magnifico, non sono più tornata allo zoo marino perché ho paura di piangere: mi ricordo agli allenamenti, io, ragazza del Centro sperimentale, con la muta, sei mesi dopo macinavo film. E poi Parlami d’amore con Silvio Muccino, a cui voglio bene, e Boris, uscito in sordina ma i borisiani ci sono sempre stati».

Mai avuto crisi?

«Tante volte sono stata scartata, ma poi accetti che non eri quella giusta».

Per cosa ride o si arrabbia?

«L’ingiustizia, l’ignoranza, la volgarità cattiva mi fanno molto arrabbiare. Sorrido con l’autoironia, la comicità cinica di noi romani».
(Continua su la Repubblica)

(Nella foto Carolina Crescentini)

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