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Fosse Ardeatine. La Russa: “A via Rasella colpita banda musicale di semi pensionati” – Secolo Trentino

Scoppia la bufera in merito all’eccidio delle Fosse Ardeatine con Ignazio La Russa, attualmente seconda carica dello Stato, che ha affermato che”A via Rasella colpita banda musicale di semi pensionati”

Un vero e proprio caso politico che ha fatto insorgere l’Anpi, con il suo presidente, Gianfranco Pagliarulo, che ha commentato: “Le parole di La Russa sono semplicemente indegne per l’alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza”.

“Parole indecenti, inaccettabili per il ruolo che ricopre”, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein

Mentre Emanuele Fiano, ex deputato del Partito Democratico e figlio di Nedo, sopravvissuto ad Auschwitz e tra i più attivi testimoni dell’Olocausto in Italia, ha commentato: “Il Partito Democratico chieda le  dimissioni di Ignazio La Russa. La seconda carica dello Stato non può  insultare la Lotta di Liberazione che permette a lui di sedere su  quello scranno, e non può permettere che da quell’incarico così alto  si neghi la storia”. 

Parole, quelle di La Russa, diventate al centro di una discussione politica triste e che deve tener conto che a morire, sia da una parte sia dall’altra, vi furono persone a cui venne ordinato di indossare una divisa senza la loro volontà e che anzi a causa di una guerra ingiusta morirono per volontà delle decisioni di altri, semmai che sopravvissero alla guerra e nei successivi anni di benessere.

Interessante a riguardo è ricordare come venne giudicato quello che fu ritenuto il principale responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, diretta conseguenza dell’attentato in Via Rasella. Nel 1948 Herbert Kappler venne processato da un tribunale militare italiano. I giudici militari giunsero alla conclusione che l’eccidio delle Fosse Ardeatine, per la sua entità del tutto sproporzionata e per le modalità con cui era stato perpetrato, non si poteva in alcun modo considerare una rappresaglia legittima in base al diritto internazionale bellico all’epoca in vigore, e che pertanto l’ordine di uccidere 320 ostaggi, che Kappler (secondo la ricostruzione dei fatti accertata dalla Corte) aveva ricevuto dai suoi superiori, era un ordine oggettivamente illegittimo. Tuttavia i giudici (presa in considerazione la rigida disciplina vigente fra le SS) ritennero non provata la circostanza che Kappler avesse avuto la coscienza e la volontà di eseguire un ordine illegittimo e pertanto lo prosciolsero dall’accusa, limitatamente a tali 320 vittime.

Lo ritennero invece colpevole dell’omicidio delle restanti 15 persone che, secondo i giudici, morirono per effetto di ordini di Kappler. Pertanto Kappler fu condannato all’ergastolo e rinchiuso in carcere, con sentenza confermata in appello e passata in giudicato.

Celebre fu poi la rocambolesca fuga di Kappler, aiutato da non ben chiare figure. Medesima sorte non toccò a uno dei principali collaboratori di Kappler, l’ex-capitano delle SS Erich Priebke, che dopo una lunga latitanza in Argentina, nel 1995 venne arrestato ed estradato in Italia, ove, processato, venne condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Morì a Roma l’11 ottobre 2013.

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