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Opinioni
Il rifiuto del cda di procedere con una manifestazione di interesse per la nomina del nuovo Soprintendente contrasta con il comportamento responsabile adottato Sindaco Tommasi per una soluzione condivisa riguardo la presidenza della Provincia
Damiano Tommasi
Un fatto gravissimo è stato consumato, nei giorni scorsi, in seno al Consiglio di amministrazione, recentemente nominato, della Fondazione Arena di Verona, società partecipata dal Comune che gestisce il famoso festival lirico estivo.
La maggioranza del cda, 4 voti a 3, ha rifiutato la proposta del Sindaco Damiano Tommasi, presidente della stessa Fondazione, di dar vita a una manifestazione di interesse per individuare un nuovo soprintendente da proporre al ministro della cultura.
Una incomprensibile manovra di segno politico, priva di prospettive reali che mira a colpire il Sindaco nella sua prerogativa di presidente, con la implicita finalità, del resto anche espressa, di confermare l’attuale sovrintendente Cecilia Gasdia.
In aggiunta alla rottura nel cda, è intervenuto un sottosegretario del governo che, nonostante sia parte in causa, con dispregio di ogni correttezza istituzionale ha arrogantemente dettato al Sindaco la linea che dovrebbe seguire, naturalmente per la riconferma del sovrintendente uscente.
A parte ogni giudizio sull’operato di Gasdia, i soli fatti per cui con la sua gestione è aumentata la conflittualità con i dipendenti, testimoniata anche dall’anomalo numero di ricorsi, e l’essere stata candidata alle elezioni con Fratelli d’Italia, rendono più che legittima, con il cambio di amministrazione, la sua sostituzione.
In ogni caso il rispetto delle prerogative e dei poteri del Sindaco presidente di una società partecipata, della quale in futuro sarà politicamente responsabile, è parte essenziale della democrazia istituzionale.
Anche la giustificazione formale dei consiglieri ribelli che la manifestazione di interesse proposta dal sindaco avrebbe troppo poco tempo a disposizione, si scontra con il parere precedente di gran parte di loro, per cui tale scelta doveva essere decisa dal nuovo cda.
Si tratta quindi di una decisione nettamente negativa, oltre che per l’assenza di prospettive, in particolare per due motivi essenzialmente politici.
Cercare di mettere in crisi il potere del sindaco Tommasi, da parte del centro destra, contrasta frontalmente con il comportamento generoso e responsabile dello stesso Tommasi in occasione della elezione del presidente della Provincia, quando, per favorire una soluzione unitaria dentro il centrodestra diviso, ha rinunciato a utilizzare la sua rilevante quota di voti, favorendo una soluzione condivisa.
Qui ci troviamo invece di fronte ad una pregiudiziale e odiosa contrapposizione che testimonia come per questa destra non esiste il rispetto dell’avversario né quello delle istituzioni quando non risultano allineati con i propri interessi.
L’altro motivo è rappresentato dal comportamento dei due componenti civici del cda, del tutto incoerenti con gli interessi del futuro della Fondazione Arena, in vista della celebrazione del centenario, e della stessa città di Verona.
Da un lato il presidente della Camera di commercio Giuseppe Riello, che dovrebbe avere come riferimento naturale l’interesse economico e sociale della città, mentre invece si riduce a fare il sostenitore politico della riconferma dell’attuale sovrintendente, in contrapposizione frontale con il Sindaco.
Dall’altro, il nuovo componente del cda in rappresentanza di Cattolica che, invece di concentrare il suo ruolo nell’aiutare un corretto sviluppo della Fondazione a servizio della città, pur essendo appena entrato nel cda, non trova di meglio di inserirsi in un oscuro e illusorio giochetto politico.
Va precisato che Cattolica, in seguito alla discussa cessione della vecchia società veronese, ora fa parte del gruppo Generali, per cui questo comportamento del rappresentante nel cda della Fondazione Arena determina oggettivamente una scelta conflittuale di Generali verso il Comune di Verona. Un modo non proprio esemplare per esprimere una presenza collaborativa nel nostro territorio.
Per tutto questo credo che il compito del Sindaco sia quello di resistere in difesa del suo potere istituzionale contro una strumentale aggressione politica. Avendo presente che l’unico modo di ricondurre la questione alla correttezza istituzionale è che il cda riconsideri la sua scelta sbagliata e consenta al Sindaco di esperire la manifestazione di interesse per la scelta di un nuovo sovrintendete di qualità adeguata alla rilevanza della Fondazione Arena, sia in relazione alla celebrazione del festival del centenario che ai prossimi appuntamenti olimpici.
Ciò che in ogni caso va evitato è un compromesso che parta dalla riconferma di Gasdia che inevitabilmente collocherebbe il Sindaco nell’inaccettabile condizione di subalternità rispetto al centrodestra, facilmente riproponibile per ogni questione futura.
Quindi, la vera discriminante di tutta la vicenda rimane la difesa, senza alcun cedimento, delle prerogative del Sindaco. Nessun compromesso, che non parta da questa condizione pregiudiziale, corrispondente al superamento della riconferma di Gasdia, sarebbe corretto.
Ogni altra vera soluzione, anche mediante l’intervento diretto del governo, non potrà superare tale vincolo, per cui la parola decisiva spetterà all’inquilino di Palazzo Barbieri.
Luigi Viviani
Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com