Riceviamo e pubblichiamo
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione della Giornata contro la discriminazione, celebrata il 1 marzo, in quanto data simbolica connessa all’assassinio di 69 manifestanti contro l’apartheid nel 1960 in Sud Africa, indetta nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell’ambito del decennio d’azione per combattere il razzismo e la discriminazione razziale, propone una serie di riflessioni in merito.
Il razzismo e la discriminazione, condotta su vari livelli, non sono stati affatto sconfitti; serpeggiano e continuano a insinuarsi nei discorsi e nei comportamenti di giovani e adulti.
In alcuni casi, rari a dire la verità, chi discrimina, chi stabilisce differenze di merito offensive non è neanche consapevole di farlo; ma in linea di massima, certi pregiudizi resistono pervicacemente abbarbicati ai cervelli. Discriminazione è negare uguali diritti alle persone; negare medesime possibilità di sviluppo o accesso all’istruzione, a mansioni più qualificate. Discriminare significa pensare di essere migliori degli altri e quindi essere autorizzati a vivere privilegi e corsie preferenziali perché tanto gli “altri” non meritano lo stesso trattamento. Eppure già nel 1948 la nostra Costituzione recitava nell’art. 3 nel primo comma che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”; anche nella DUDU e nei primi due articoli due Patti del 1966 (il Patto internazionale sui diritti civili e politici e il Patto internazionale sui diritti economici sociali e culturali) si possono ritrovare riferimenti all’uguaglianza e al rispetto reciproco.
Inoltre ricordiamo che le Nazioni Unite hanno intrapreso diverse misure nella lotta contro il razzismo, in particolare con la Convenzione Internazionale sull’Eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale e la Dichiarazione di Durban e Programma d’Azione.
Il CNDDU, pertanto, invita i docenti di ogni ordine e grado a ideare dieci regole di pacifica convivenza alle quali attenersi per interagire più serenamente con le persone intorno a noi.
Inoltre si suggerisce di commentare in classe con gli studenti il pensiero del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronunciato il 24 febbraio “”Voi agite come fanno tante e tanti ragazze e ragazzi in Italia e in altri paesi, praticando solidarietà, impegno comune, facendovi carico dei problemi generali, capendo che non si vive da soli ma si vive insieme agli altri e ci si realizza insieme agli altri. Tutto questo è un antidoto, una diga, anche contro la violenza e per questo vi ringrazio, perché indica un modello di vita che si contrappone a quello di prepotenza, sopraffazione, violenza. La vediamo purtroppo sovente: violenza nelle famiglie, violenza nelle abitazioni, violenza contro le donne, violenza in tante circostanze per strada, addirittura nei giorni scorsi davanti a una scuola contro ragazzi”
Chiunque lo volesse può inviare i propri contributi al nostro indirizzo mail coordinamentodirittiumani@gmail.com per pubblicarli sui nostri canali social.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU