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Senato imbrattato: basta minimizzare i raid degli eco-teppisti – Maria Alessandra Varone

È stata assaltata dagli ecoattivisti la facciata principale di Palazzo Madama, sede del Senato. Forti le parole del presidente Ignazio La Russa: “Vigliacchi: scelto Palazzo Madama perché è meno protetto”. Ed in effetti, come dargli torto?

La vigliaccheria, insieme all’ignoranza e ad una certa dose di infantilismo, sono gli elementi costanti di tutte le incivili manifestazioni dei sedicenti ambientalisti: dall’assalto alle opere d’arte al blocco del traffico.

Traffico che non è una parola astratta, significa ambulanze, studenti che devono andare a scuola o in università, uomini e donne che devono andare a lavoro, e il datore non li aspetta certo; o uomini e donne che tornano a casa per trovare ristoro dalle fatiche del giorno e per dedicarsi alle loro famiglie. 

Non è più tempo di minimizzare, pensando che siano solo ragazzi, che il fine giustifica i mezzi, che il bene comune trascende tutto. È tempo di una presa di posizione chiara e netta e di avere il coraggio di essere lucidi, senza cedere a romanticherie o sentimentalismi.

“Ho scelto e continuerò a scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile nonviolenta perché sono disperata”, dichiara una delle manifestanti a RomaToday: “Ovunque guardi vedo dissociazione, negazione, alienazione rispetto alla crisi climatica. Realizzare l’inaccettabile richiede più dolore di quanto siamo disposti a viverne, ma è anche l’unica consapevolezza che può spingerci ancora a cambiare le cose e a salvarci dal collasso”.

E conclude: “La narrativa tanto in voga secondo la quale ognuno di noi può individualmente contribuire a limitare i danni del riscaldamento globale, salvando il pianeta, è senz’altro positiva ma fortemente irrealistica. Sono i governi e le istituzioni ad avere il potere decisionale per avviare una transizione energetica effettiva”.

Le politiche green

Sarebbe opportuno partire da quest’ultimo punto: i governi hanno già dei piani di transizione green; inoltre, credere che le azioni individuali bastino per ottenere risultati globali è sicuramente irrealistico, ma lo è anche credere che i governi possano agire sulla base di principi astratti.

Le scelte energetiche, infatti, non possono essere alla dipendenza esclusiva dei dibattiti scientifici, tecnocrazia portami via, ma dovrebbero essere ponderate alla luce di quelle che sono le possibilità effettive in rapporto all’economia del Paese, e quindi alla popolazione che lo abita.

Inoltre, senza scadere nel tifo da stadio negazionisti vs non negazionisti, il dibattito scientifico sulle questioni trattate è ancora in corso, non semplicemente nel merito, ma anche sulle modalità.

Tutto questo rivela la maniera semplicistica di affrontare problemi che sono tutt’altro che semplici, sono estremamente complessi: si è costretti a fare i conti con più discipline scientifiche, dall’astrofisica e la climatologia all’ingegneria, con più Paesi e più economie, perché al centro di tutto questo vi è la vita delle persone nella loro attualità specifica, non solo in un futuro ipotetico.

Il carbon fossile non è un concetto astratto, e nemmeno le rinnovabili. Sono costi su famiglie e imprese. Questo significa che le decisioni dei governi, quand’anche legate a risorse energetiche che non piacciono agli ecoattivisti, non possono essere accusate di disinteresse, al massimo, ammesso che sia una colpa – e non lo è – di realismo politico.

Altro che nonviolenza

Tornando indietro nella dichiarazione, invece, che è molto simile a quelle rilasciate dagli altri manifestanti, è ben visibile una totale mancanza di consapevolezza e di coerenza tra il piano teorico e quello pratico.

Si parla di disobbedienza civile, nonviolenza, come se essa fosse imbrattare le sedi di rappresentanza popolare o opere d’arte; è fortemente dubbio che l’intenzione di Thoreau e Gandhi fosse quella di fare scempio della bellezza.

Ma può essere considerato nonviolento impedire ad una persona di tornare a casa in macchina? Rallentare un’ambulanza, come è accaduto in Germania? Cosa significa “nonviolenza”? Significa semplicemente “non alzare le mani sul prossimo”?

È molto banale, nonché vile, perché allora tutto il resto è lecito, basta non alzare le mani, basta che sia legittimo, e anche la crudeltà, come quella di essere impassibili alle richieste di un lavoratore che supplica una manifestante di andare a lavoro, diventa lecito.

Il diritto non legittima il vandalismo

Scriveva Ernst Jünger nel “Trattato del ribelle”: “Preoccupante è che la crudeltà minaccia di trasformarsi in elemento e che il singolo è disarmato di fronte a essa”. E ancora: “non vi è destino più disperato che essere catturati in questa spirale, dove il diritto è usato come arma”.

Il diritto di manifestare che legittima il vandalismo agli occhi dell’opinione pubblica, e chi ristabilisce il giusto ordine, come la polizia, diviene la cattiva nemica del popolo. È pericoloso tutto questo. Il diritto di manifestare è inalienabile, ma non può legittimare l’illegittimo, e imbrattare il Senato, o un’opera d’arte (e Palazzo Madama è anche un’opera d’arte), non è legittimo.

Nessuna attenuante

È probabile che questi ragazzi più che combattere per la crisi climatica lo facciano per dare un senso alla loro esistenza, e questo è molto nobile, ma non può essere una giustificazione.

Assaltare un palazzo storico come Palazzo Madama, con un suo significato politico, per il fatto, effettivamente, di essere il meno protetto, non è un modo accettabile di farsi valere nel mondo. È un oltraggio alla bellezza, e c’è chi, nella Seconda Guerra Mondiale per esempio, per la bellezza ci è morto.

Né può valere come attenuante che “tanto c’è la teca di vetro”; o nel caso della facciata del Senato che “la vernice è lavabile”; i gesti hanno un significato che trascende il loro sviluppo storico, perché l’essere umano vive anche di simboli.

Il sonno della ragione

Darsi al vandalismo per una nobile causa è solo vuota retorica esibizionista. Perché ci sono altri modi, più difficili, meno appariscenti, ma più coerenti con gli scopi e i modi dichiarati. Quali? Provare a candidarsi, provare a fare politica, scrivere, organizzare convegni: questo nobilita in rapporto alla causa.

Ma il resto no, è solo uno dei mali del nostro tempo, è il sonno della ragione che genera mostri, una “ultima generazione” che non è più abituata a pensare, ma ad agire sulla spinta dell’emotività.

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