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L’Amministrazione Tommasi, perché non sia una parentesi

Credo che non ringrazieremo mai abbastanza Damiano Tommasi per la sua vittoria alle ultime elezioni comunali di Verona. Per avere un’idea del valore di tale risultato basta confrontare i numeri di tali elezioni con quelle politiche  di soltanto tre mesi dopo.

Mentre alle elezioni comunali, dopo il ballottaggio del 26 giugno, la coalizione Tommasi ha conquistato il 53,4% dei voti, alle successive politiche il centrodestra ha vinto con il 61,2%.

Pur tenendo conto della nuova presenza di Flavio Tosi in Forza Italia e del diverso tasso di partecipazione al voto, si tratta di una vittoria in forte controtendenza, frutto del consenso conquistato da Tommasi, dal suo carisma e dal profilo prevalentemente civico della sua coalizione. Un risultato del tutto imprevisto che, per tale caratteristica, sollecita due diversi comportamenti dei soggetti in campo.

Chi ha vinto, per legittimare il risultato, deve dimostrare, con le scelte di governo locale, di realizzare alcune novità rispetto al futuro della città, mentre chi ha perso considera il fatto una anomalia, per certi versi incomprensibile, e si sente quindi stimolato ad una opposizione particolarmente dura per riportare, nel più breve tempo possibile, la situazione alla normalità propria degli ultimi vent’anni.

Dopo alcuni mesi della nuova amministrazione si sta profilando una situazione del genere per cui il centrodestra sta intensificando la sua opposizione su diversi fronti, come dimostra l’atteggiamento del gruppo dirigente di Agsm-Aim che ha spinto la situazione fino alla scelta della revoca del sindaco per lasciare il campo. Nel contempo la giunta Tommasi, formata da tante brave persone, ma con limitata esperienza di governo, corre il rischio di qualificare la sua azione come una buona e impegnata manutenzione dell’esistente, che sarebbe anche accettabile rispetto ai limiti della precedente gestione Sboarina, ma insufficiente rispetto alle esigenze di innovazione nella vita della città. 

Verona oggi, pur rimanendo una bella e desiderabile città, vive una fase di lento declino per non aver saputo affrontare alcuni problemi di innovazione strutturale tali da rendere il suo modello di sviluppo più adeguato a inserirsi da protagonista nel futuro.

In questa situazione, o Tommasi riesce a dimostrare che alcune di questa scelte sono possibili e realizzabili, oppure la crescente e aggressiva opposizione del centrodestra avrà la possibilità di limitare la sua funzione di opposizione a una parentesi di durata relativamente limitata, seguita dal naturale e consolidato governo sempre più di destra-centro.

Bisogna inoltre essere consapevoli della particolare difficoltà di realizzare questa linea in una situazione di assenza di rappresentanza parlamentare del centrosinistra locale, per cui Tommasi è stato costretto, obtortocollo, a chiedere la collaborazione dei parlamentari del centrodestra ma, dati i caratteri dell’opposizione, difficilmente si andrà oltre un prevedibile contrasto.

Procedere quindi lungo questo sentiero stretto sarà possibile solo affrontando e risolvendo alcuni dei numerosi problemi che condizionano il futuro di Verona, e che rendono evidenti i limiti e i ritardi della gestione del centrodestra.

Sui problemi strutturali da risolvere l’elenco è lungo e di grande rilevanza per cui Tommasi può cercare di affrontare quelli più urgenti e più realizzabili. Si va dalla necessità di una rivoluzione nei trasporti e della mobilità territoriale, con il potenziamento delle autostrade A4 e Autobrennero, al riordino del traffico cittadino tramite il nuovo filobus e il traforo breve delle Torricelle, a una ulteriore qualificazione del turismo attraverso il rafforzamento dell’intero sistema museale potenzialmente più ricco e diversificato di quello attuale (Castel San Pietro, Castelvecchio, Arsenale, Mura cittadine, patrimonio ecclesiastico e altro).

Importanti sono anche l’innovazione strutturale del sistema industriale con lo sviluppo dell’innovazione tecnologica, la transizione digitale e l’aumento delle competenze nel mercato del lavoro. In quest’ambito va costruito un rapporto organico con l’economia tedesca, in particolare con la Baviera per rafforzare la competitività del sistema industriale locale e conferire a Verona una identità più concreta di città europea.

Occorre poi far uscire gli enti partecipati del Comune dall’evidente crisi nella quale la cieca e impaurita politica leghista li ha collocati; recuperare la qualità solidale dei servizi del welfare locale, che era uno dei maggiori patrimoni della Verona del passato: dai trasporti alla sanità, dall’istruzione al volontariato. 

Per cercare di realizzare la soluzione di qualcuno di questi problemi Tommasi ha bisogno di alcune precise condizioni: una classe dirigente all’altezza e un grado sufficiente di coesione della società locale.

Circa la classe dirigente, Tommasi, dopo aver vinto in relazione alla sua credibilità, si trova ad avere una squadra in gran parte nuova, connessa alla sua scelta di un governo di profilo civico. Per fare le riforme suindicate, egli ha la necessità di integrarla con nuove competenze ed esperienze, da reperire dentro e fuori i partiti della sua coalizione.

Verona è potenzialmente in grado di esprimerle, purché si abbia la capacità e la volontà di ricercare le persone giuste per collocarle al posto giusto, così come si è scelto Federico Testa alla presidenza Agsm-Aim.

L’unità necessaria e sufficiente dei veronesi è raggiungibile sia tramite la qualità delle soluzioni prospettate, sia con un maggiore coinvolgimento dei diversi soggetti collettivi presenti e operanti in città nei diversi ambiti da riformare: dalle parti sociali ai soggetti culturali e del terzo settore e volontariato.

Certamente un compito complesso e difficile ma indispensabile per favorire il protagonismo futuro della nostra città. Percepirne la indispensabile necessità rimane il presupposto per centrare l’obiettivo.

Luigi Viviani

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