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Zaia-Crisanti, veleni e dimissioni dopo le intercettazioni. Il virologo: «Lascio, regime intimidatorio»

di Michela Nicolussi Moro

Il presidente al telefono: Lo portiamo allo schianto. Il professore lascia l’ateneo di Padova. Salvini: Inaccettabilel’uso distorto delle intercettazioni per fini politici

un’intercettazione choc, mandata in onda ieri sera da Report su Rai 3, l’ultima puntata della faida sui tamponi antigenici rapidi per la ricerca del Covid-19 scoppiata due anni fa tra il governatore del Veneto, Luca Zaia, convinto sostenitore dei test, e il professor Andrea Crisanti, per tre anni direttore della Microbiologia all’Universit di Padova e ora senatore del Pd. Il quale dall’ottobre 2020, e con uno studio pubblicato su Nature, ne denuncia invece l’inattendibilit dell’esito nel 30 per cento dei casi. Nell’intercettazione che risale al maggio 2021 Zaia — inconsapevole che il telefono dell’interlocutore Roberto Toniolo, direttore generale di Azienda Zero, il cervello amministrativo della Sanit veneta, fosse sotto controllo (pur non essendo indagato) — sbotta: Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti! un anno che prendiamo la mira a questo, e adesso fa il salvatore della patria, mentre io faccio la parte del mona cattivo.

Alla luce dei contrasti tra il governatore e lo scienziato, la Regione aveva infatti preparato una denuncia per diffamazione contro Crisanti, il quale per era stato pronto a segnalare al Senato accademico dell’Ateneo padovano l’inammissibile interferenza della politica nella sua attivit di ricerca. La risposta immediata era stata una mozione con cui il Senato accademico rivendicava la libert della ricerca e la libert di espressione di Crisanti. Per disinnescare la protesta degli scienziati in piena pandemia, Toniolo scrisse allora una lettera all’Universit, per chiarire di aver depositato in Procura a Padova un esposto e non una denuncia. Da l la rabbia di Zaia. Crisanti, che reputa molto gravi le dichiarazioni del governatore, sta valutando se ci siano gli estremi per procedere penalmente.

Sulla vicenda intervenuto anche Matteo Salvini (Lega), ministro delle Infrastrutture e Trasporti, che definisce inaccettabile il continuo uso distorto delle intercettazioni per fini politici. Il 2023 sar anche l’anno della sacrosanta riforma della Giustizia, basta con sprechi, abusi e commistione fra magistratura, giornalismo e politica. Nel frattempo arriva anche la replica, con una nota, della Regione Veneto: Il cardine della nostra strategia sempre stato l’individuazione precoce di tutti i possibili soggetti positivi al Sars-Cov2, anche asintomatici. Nei periodi pi critici della pandemia la massima capacit dei test molecolari era di 23 mila unit al giorno a fronte di oltre 170 mila richieste. La capacit di testing dei tamponi antigenici ha consentito di individuare un numero elevato di casi, c limitando il contagio e quindi il numero dei decessi, tra i pi bassi d’Italia. Voler far passare il concetto che i test rapidi abbiano favorito la mortalit e non siano stati utili negli screening un vilipendio alla professionalit dei tanti esperti impegnati nella miglior tutela della popolazione.

Eppure gi nel novembre 2020 Crisanti aveva presentato , lui s, una denuncia sull’inattendibilit dei test antigenici rapidi, sfociata nell’inchiesta aperta dalla Procura di Padova e in corso. Indagati il dottor Roberto Rigoli, al tempo coordinatore delle Microbiologie del Veneto, che dichiar di averli testati, e Patrizia Simionato, allora direttore generale di Azienda Zero, che indisse la gara e assegn l’appalto. Entrambi sono stati rinviati a giudizio — iniziata l’udienza preliminare — con le accuse di falso ideologico e turbata libert di scelta del contraente. Avrebbero pilotato l’acquisto di due grosse partite di tamponi da parte della pubblica amministrazione.

Su Rigoli pende anche l’accusa di depistaggio. Al centro dell’inchiesta una fornitura di 480 mila tamponi comprati da Azienda Zero alla Abbott srl in due tranche, in agosto e a settembre 2020, per un importo di 2.160.000 euro. Ma la prima vittima dell’inchiesta proprio Crisanti, 68 anni, che il 31 dicembre si dimesso dall’Universit di Padova. Sarebbe andato in pensione nel 2024 e da settembre, quando stato eletto, non percepiva pi lo stipendio n dall’Ateneo n dall’Azienda ospedaliera, potendo contare su quello da parlamentare. Ha preferito anticipare i tempi per essere libero di seguire l’inchiesta senza condizionamenti e senza creare imbarazzo all’Ateneo.

3 gennaio 2023 (modifica il 3 gennaio 2023 | 07:24)

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