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Trieste, l’abbandono di “ingombranti” costa al Comune mezzo…

22.01.2023 – 08:40 – Secondo i più recenti dati ARPA nel 2021, gli abitanti della Provincia di Trieste hanno fatto ancora molta fatica a differenziare i rifiuti e a conferire nei centri di raccolta quelli considerati “ingombranti”. Dati alla mano, in Friuli Venezia Giulia si smaltisce circa il 65% dei rifiuti, un dato di tutto rispetto considerata la media nazionale ma che purtroppo non va ascritto al Capoluogo Regionale. Nell’ultimo triennio, infatti, i dati riguardanti la raccolta differenziata della città di Trieste non hanno mai superato il 44% anche se, rispetto al 2019, i numeri odierni fanno emergere un lieve miglioramento il quale tuttavia non arriva a toccare la soglia del 45% in grado di far passare il Capoluogo Giuliano dalla fascia rossa a quella gialla più virtuosa. A peggiorare poi la lacuna, c’è proprio il fenomeno dell’abbandono di rifiuti ingombranti lungo i marciapiedi o presso le aree ecologiche. Secondo i dati Acegas, nel solo 2020, questa pratica incivile è costata alle casse comunali quasi mezzo milione euro. Negli scorsi anni, infatti, sono stati numerosi i precedenti verificatisi in diverse zone delle città, alcuni dei quali sono stati poi oggetto di indagine da parte delle Guardie Ambientali della Polizia Locale di Trieste. Le istituzioni ricordano da anni che la gestione differenziata dei rifiuti urbani è indispensabile per ottenere la riduzione del carico dei rifiuti stessi, che, in quantità ormai eccessive, sono destinati alle discariche, ma anche e soprattutto perché, se smaltiti in modo corretto, permettono di ottenere un notevole risparmio energetico, il riciclaggio delle materie prime e, quindi, un minore inquinamento ambientale. Per approfondire l’argomento, abbiamo incontrato gli ispettori del reparto di Polizia Ambientale della Polizia Locale di Trieste.

“Essendo costantemente presenti sul territorio – hanno asserito gli ispettori – ci accorgiamo del problema dell’abbandono degli ingombranti. Perché avviene è difficile dirlo visto i servizi forniti da Acegas. Chi ha un veicolo – hanno spiegato – può infatti portarli nei centri di raccolta. Chi invece non ce l’ha può prenotare gratuitamente la raccolta dell’ingombrante porta a porta”. Purtroppo questo genere di servizi non sempre viene sfruttato e come spesso accade, dalla sera al mattino la Polizia Locale o gli operatori ecologici ritrovano nelle vie dei rioni interi arredamenti domestici abbandonati alla bell’e meglio sui muri degli edifici o appoggiati ai bottini dei rifiuti. “Probabilmente ciò avviene per pigrizia o per problemi di cultura” – hanno spiegato gli ispettori. “Questo è un problema serio. Come Polizia Ambientale siamo in continuo contatto con Acegas; noi segnaliamo a loro e loro segnalano a noi, cercando reciprocamente indizi per capire, talvolta anche con l’aiuto dei cittadini, chi possa aver abbandonato i rifiuti lungo le strade. E’ infatti un problema molto sentito e spesso i cittadini ci aiutano nelle indagini. Questo fenomeno avviene praticamente in tutta la città e non solo in determinati punti”. “Molti – hanno sottolineato gli ispettori – purtroppo non sanno o non pensano che, essendo l’abbandono dei rifiuti vietato per legge dal DL 152 2006, il ritiro di rifiuti abbandonati si raffigura come servizio extra. Di conseguenza, tutte le rimozioni di questo tipo diventano una spesa aggiuntiva per la collettività che grava ogni anno per centinaia di migliaia di euro sulla TARI di tutti”.

Nell’ultimo anno, poi, con la campagna di restauro dei condomini e dei palazzi promossa dal Governo nell’ambito del cosiddetto “Bonus Facciate”, si è intensificato, oltre all’abbandono degli ingombranti più classici come articoli d’arredo e grandi oggetti, anche quello di materiali di risulta come calcinacci, ferri vecchi e materiali edili speciali.

“Al momento, le ditte di ristrutturazione hanno una sola possibilità per portare via questo genere di rifiuti – hanno spiegato gli ispettori – ossia affidarsi ad altre ditte regolarmente iscritte all’Albo dei Gestori Ambientali o essere loro stesse iscritte con i propri veicoli”. “Spesso succede che, per risparmiare, ci si appoggi a qualcuno non autorizzato al trasporto di determinati materiali, innescando così un sistema illecito. Chi non può trasportare non può nemmeno smaltire.

Il trasporto nell’apposita discarica di questi rifiuti – hanno evidenziato gli ispettori – prevede la compilazione di un formulario FIR (formulario d’identificazione dei rifiuti, un documento che la Camera di Commercio vidima alle ditte che sono iscritte all’albo dei gestori ambientali; un albo che a livello nazionale raggruppa tutte le ditte che con i propri mezzi sono iscritte ed hanno l’autorizzazione per trasportare determinati rifiuti, ndr). Quì, una volta raggiunta una determinata quantità di materiale dello stesso tipo, – è stato spiegato – la discarica dispone, con un altro FIR, il trasporto per lo smaltimento definitivo in maniera adeguata”.

“Il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti per ristrutturare un immobile, – hanno sottolineato gli ispettori – è generalmente a carico del proprietario dell’immobile stesso, quindi non ci si spiega perchè le ditte debbano provvedere a smaltire illegalmente i rifiuti”. “Quando avviene una demolizione, nessuna discarica autorizzata accetta i rifiuti senza le previste analisi che servono a verificare che gli stessi non siano pericolosi. Di conseguenza, chi li recupera e trasporta illecitamente non potrà accedervi e, come spesso accade, li abbandona di nascosto, spesso sul Carso. Ed è qui che si attiva la Polizia Ambientale, a cui giungono le segnalazioni da parte dei cittadini, o perché le Guardie Ambientali in servizio sul territorio hanno individuato qualche evidenza”.

“La gran parte di queste azioni illecite – hanno spiegato gli ispettori – viene eseguita da persone che vivono ai margini della legalità, solite al lavoro in nero ma, grazie alle indagini, disposte dalla Procura della Repubblica, spesso si riesce ad individuarle e a sanzionarle”.

[g.t.]

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