Con 25 infortuni mortali denunciati al 30/11/2022 (3 in più dello stesso periodo del 2021) la provincia di Verona fornisce il maggior contributo di sangue al fenomeno dell’infortunistica in Veneto. Secondo i dati Inail, da poco aggiornati, qui si verificano infatti quasi un quarto (il 24,04%) degli infortuni mortali di tutta la regione. Il dato va maneggiato sempre con molta cura in quanto soggetto a verifiche amministrative e a variazioni anche improvvise, ma gli eventi mortali a cui abbiamo assistito nel corso di dell’ultimo anno solare, con dinamiche “da manuale”, sempre ampiamente prevedibili, confermano un grosso buco nel sistema della sicurezza sui luoghi di lavoro che è al tempo stesso un problema culturale, amministrativo e “politico”.
“Serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori in campo – sottolinea Raffaello Fasoli, della Segreteria confederale Cgil Verona – , a partire dalle imprese passando per politica, la quale ha il duplice compito di sensibilizzare e di rinforzare mezzi e organici degli enti deputati ai controlli.
Troppo spesso, invece, nel nome del mercato e della libertà d’impresa assistiamo a silenzi o a prese di posizione troppo timide. Verona e il Veneto sono infatti in controtendenza rispetto alle medie nazionali che evidenziano una riduzione degli infortuni mortali.
Sotto l’aspetto degli infortuni non mortali Verona si avvia a chiudere l’anno 2022 in terza posizione in Veneto per numerosità di infortuni sul lavoro denunciati: 14.861, pari al 18,96% del totale al 30 novembre 2022. A brevissima distanza troviamo Vicenza con 14.960 infortuni denunciati, pari al 19,09% del totale, e Treviso con 15.153 infortuni denunciati, pari al 19,33% del totale”.