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“Scontenti” intervista all'autore, Marcello Veneziani – Secolo Trentino

E’ intervenuto a Trento, presso la sala di Rappresentanza della Regione Trentino Alto Adige il 10 marzo scorso, il giornalista, scrittore, filosofo e intellettuale Marcello Veneziani, autore del libro edito da Marsilio “Scontenti”, un libro indaga sul “Perché non ci piace il mondo in cui viviamo“ partendo dall’assunto dell’autore che la scontentezza è il male oscuro della vita presente e, nonostante viviamo più a lungo e con maggiore benessere economico, non viviamo felici e contenti. Marcello Veneziani, saggista di vaglia, ha concesso un’intervista a Secolo Trentino.

La ricerca del limite (limen, ‘apeiron, noumeno) e della felicità sono sfide filosofiche che non hanno tempo, forse la fenomenologia dello spirito di Hegel ha dimostrato che tutto può essere visto dialetticamente, per cui se da una parte ci sono delle ragioni, dall’altra ci sono dei risultati, che evidentemente non riusciamo a mettere a fuoco, a gestire.

Cosa rappresenta gli “SCONTENTI” come sorte umana nella società attuale? In che senso il malcontento ha due diverse facce nel privato e nel pubblico?

Ritengo che lo scontento sia il male oscuro della nostra epoca. Lo Scontento a mio parere ha tre ambiti: c’è uno scontento pubblico che si fa malcontento politico, protesta e ribellione; c’è un malcontento privato che attiene alla nostra sfera vitale e alle nostre relazioni. E c’è uno scontento interiore che investe la condizione umana ed è contiguo all’infelicità.

Nel suo libro parla di tanti tipi di scontentezza. In alcuni casi però è meno intuitivo comprenderli. Ad esempio, appartenere a una comune radice porta a sentirsi meglio?

“Possiamo partire dall’esperienza contraria. C’è un’istigazione continua a rifiutare la propria identità personale, famigliare, nazionale, la nostra civiltà e le nostre radici. E questo crea un malessere costante, un rifiuto di ciò che siamo che ci fa vivere male. Se a questo aggiungiamo la fabbrica dei desideri, indotta dai consumi e dalla spinta incessante a cambiare luogo, relazioni, corpo, emerge più chiaramente il quadro delle insoddisfazioni, delle frustrazioni di cui siamo vittime prima che artefici.

Solitudine, vecchiaia, povertà e morte, sono esito naturale dell’esistenza, ma noi le neghiamo, si veda come ci comportiamo sui social, dove diamo immagine di noi in compagnia, giovanili, truccati e rifatti, ricchi. Diversi. Perché non ci accettiamo, secondo lei? Cosa manca? Cosa sta alla base di questa ricorrente scontentezza?

Vi sono motivi di scontentezza che attengono alla nostra natura umana, ai nostri limiti, alla nostra età, alla vecchiaia e alla mortalità. Ma sono insormontabili, dovremmo accettare la nostra condizione umana con tutte le sue imperfezioni. In caso contrario viviamo una vita rancorosa, che odia la realtà e l’esistenza. Vi sono invece altri motivi di scontentezza che si possono affrontare e superare: bisogna avere sufficiente spirito critico per distinguere la prima dalla seconda. In modo da capire che in alcune situazioni la scontentezza può diventare un’energia positiva per cambiare le cose, per conoscere, per costruire. E per non accontentarsi di ciò che passa il convento e non rassegnarci alle ingiustizie e alle storture della vita.

L’evento è stato organizzato dal Presidente dell’Associazione Culturale Giovannino Guareschi, Manfred de Eccher e dal Presidente dell’Associazione Secolo Trentino – La Terra degli Avi, Raimondo Frau. Con la presenza di Mattia Gottardi, Assessore provinciale agli Enti locali, trasporti e mobilità

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